Petrit Halilaj ha trasformato il Palacio De Cristal di Madrid in un grande nido. Le immagini

Un luogo surreale fatto di uccelli, piante e fiori giganti, una simbologia intima e onirica che si fonde con il vissuto personale dell’artista e tratta di temi come l’amore, la relazione, la cura. L’opera è stata commissionata dal museo Reina Sofia di Madrid

To a raven and hurricanes that from unknown places bring back smells of humans in love è il lungo titolo con cui Petrit Halilaj (Kostërrc, Skenderaj, Repubblica del Kosovo, 1986) ha chiamato la sua ultima installazione, ricreando un ambiente surreale che occupa lo spazio interno del Palacio De Cristal di Madrid, dentro al Parque del Retiro, in collaborazione con il Museo Reina Sofia. “Per un corvo e per gli uragani che da luoghi sconosciuti portano l’odore di esseri umani innamorati” potrebbe essere la traduzione di questa opera il cui titolo pare un verso poetico. Che ha a che fare con la memoria biografica, la storia del suo paese di origine, l’identità culturale, l’amore, il sogno e l’uomo che non è più misura di tutte le cose, ma abdica finalmente in favore della natura.

Detalle de la exposicion de Petrit Halilaj, A un cuervo y los huracanes que, desde lugares desconocidos, traen de vuelta olores de humanos enamorados. Palacio de Cristal, 2020 Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia Fotografia ImagenSubliminal (Miguel de Guzmán y Rocío Romero)

Detalle de la exposicion de Petrit Halilaj, A un cuervo y los huracanes que, desde lugares desconocidos, traen de vuelta olores de humanos enamorados. Palacio de Cristal, 2020
Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia
Fotografia ImagenSubliminal (Miguel de Guzmán y Rocío Romero)

L’INSTALLAZIONE DI PETRIT HALILAJ AL PALACIO DE CRISTAL DI MADRID

Dalle sembianze di un nido gigante, To a raven and hurricanes that from unknown places bring back smells of humans in love è un’installazione ambientale che comunica con l’esterno (tramite varie aperture) e con il territorio circostante, attraverso delle aree di alimentazione poste per nutrire gli uccelli e le altre creature che abitano nel Parque del Retiro di Madrid. Al suo interno, una moltitudine di opere spazia dal disegno alla scultura al video, passando per l’installazione e persino per la scrittura. Fiori giganti riempiono lo spazio ridimensionando la centralità dell’essere umano e facendo sentire i visitatori dei personaggi lillipuziani per tutto il tempo di permanenza. Tra gli elementi più evocativi disseminati nel percorso c’è la scultura History of a Hug, che rappresenta un corvo bianco nell’atto di abbracciare un’asse di legno: un riferimento alla storia familiare dell’artista, nel momento in cui suo nonno venne a sapere della nascita del suo primo figlio e strinse a sé quello strumento di lavoro – impedendosi di far trasparire i propri sentimenti – fino a quasi spezzarlo. Il corvo bianco, invece, rappresenta la diversità, l’anomalia, quel distinguersi dalla norma con cui l’artista, kosovaro e omosessuale, ha dovuto confrontarsi per tutta la vita. L’intero ambiente, che rappresenta un nido, una dimora in cui ripararsi dal mondo esterno, è stato realizzato con il suo compagno di vita, l’artista Álvaro Urbano.

Detalle de la exposicion de Petrit Halilaj, A un cuervo y los huracanes que, desde lugares desconocidos, traen de vuelta olores de humanos enamorados. Palacio de Cristal, 2020 Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia Fotografia ImagenSubliminal (Miguel de Guzmán y Rocío Romero)

Detalle de la exposicion de Petrit Halilaj, A un cuervo y los huracanes que, desde lugares desconocidos, traen de vuelta olores de humanos enamorados. Palacio de Cristal, 2020
Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia
Fotografia ImagenSubliminal (Miguel de Guzmán y Rocío Romero)

PETRIT HALILAJ: IL PRIMO PROGETTO DEL REINA SOFIA DOPO IL LOCKDOWN

L’opera, che diventa una celebrazione dell’amore, è il primo progetto inaugurato dal Museo Reina Sofia dalla sua riapertura dopo il lockdown. “Il riferimento al corvo e agli uragani ci parla della lotta che precede l’accettazione”, affermano gli organizzatori del Reina Sofia, spiegando come l’opera di Halilaj dialoghi con la complessa situazione del tempo presente. “L’attuale crisi ha messo a nudo la debolezza del sistema economico su cui poggia il mondo e l’insostenibilità della crescita illimitata a scapito della natura. Ha messo in evidenza la nostra vulnerabilità e interdipendenza e ha fatto capire come la cura e il mutuo soccorso siano essenziali per la sopravvivenza collettiva. Con questo nido, Halilaj offre un rifugio e ci induce a credere in un futuro diverso da quello che sembra profilarsi all’orizzonte”.

– Giulia Ronchi

Petrit Halilaj, To a raven and hurricanes that from unknown places bring back smells of humans in love
fino al 28 febbraio 2021
Parco del Retiro, Palacio de Cristal, Madrid
www.museoreinasofia.es

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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