Puglia. Al via la mostra diffusa Sta come Torre
Gli orizzonti della contemporaneità riletti nell’ottica della valorizzazione territoriale e la riflessione sulla funzione comunicativa dell’arte contemporanea. Sette artisti interpretano la costa pugliese presidiando sei “torri”, avamposti di altrettante province, in una connessione dinamica e continua. Nella mostra diffusa Sta come Torre, a cura di Paolo Mele, al via dal 5 agosto.
Il parallelismo idealistico tra la torre costiera, che permette di scorgere l’orizzonte da una prospettiva fisica privilegiata e l’artista che – attraverso la sua opera e il suo percorso di ricerca – interpreta il mondo attraverso il proprio sguardo interiore, offrendo la sua peculiare e seminale visione spirituale dell’era contemporanea all’umanità, costituisce il fulcro tematico di Sta come Torre, mostra diffusa a cura di Paolo Mele, al via dal 5 agosto in Puglia. Sette artisti occupano simbolicamente sei “torri”, ricercate location di altrettante province pugliesi, rileggendo 865 km di costa attraverso opere inedite.
SEI TORRI PER SEI OPERE D’ARTE
In particolare Luigi Presicce presidia l’auditorium San Giovanni di Vieste con La torre trasmittente, Pamela Diamante lo chalet della Villa Comunale di Trani con Le origini, la terra, il mare, Lucia Veronesi la Fondazione Museo Pino Pascali con È successo il mare, Luca Coclite e Giuseppe De Mattia il monumento al Marinaio di Brindisi con Torri orizzontali, Elena Bellantoni il porto museo di Tricase Porto e Gabriella Ciancimino il CRAC di Taranto con Radio Fonte Centrale_Stazione Puglia.
Sei mostre interconnesse che sfociano in una mostra unitaria – promossa dalla Regione Puglia e realizzata dal Teatro pubblico pugliese nell’alveo del progetto Destinazione Puglia – che diviene essa stessa viaggio, scoperta e valorizzazione della costa pugliese.
IL MARE DENTRO
Ogni “torre”, nella sua peculiarità, racconta simbolicamente, in corrispondenza con ogni provincia, la diversità culturale che caratterizza la Puglia. Avamposti quali un’ex chiesa, uno chalet del XIX secolo, un museo d’arte, un monumento, un porto, un centro culturale indipendente, accolgono opere dalla torre precedente e successiva, determinando così una connessione ideale continua tra le torri stesse e tra gli artisti che le presidiano.
Da questo processo dinamico nasce una riflessione sulla valenza della comunicazione nella società liquida e sulla funzione dell’artista nel magma dei cambiamenti sociali che caratterizzano l’era dell’accesso.
“Le torri“, spiega Paolo Mele, “sono dei punti di snodo, degli hub che favoriscono la comunicazione, in particolare tra gli artisti contemporanei, diventando necessità di collaborazione, di fare sistema. Non solo nuove possibilità di networking, ma nuove modalità dialettiche, dialogiche, di collaborazione, dello stare insieme”. “Il mare“, conclude Mele, “è una condizione dell’anima e ho scelto artisti che avessero il ‘mare dentro’: in prevalenza donne pugliesi, che lavorassero con medium diversi ma con formalizzazione estetiche complementari”.
– Cecilia Pavone
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