L’autunno 2020 del Museo MAXXI di Roma. Intervista al direttore Bartolomeo Pietromarchi
Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MAXXI Arte, racconta il presente e il futuro del museo. In attesa di inaugurare un fitto programma di appuntamenti (dal 2 ottobre) e, il 30 ottobre, il MAXXI L’Aquila
Come sarà l’autunno dei musei italiani? È una domanda che in tempi di post Covid, se così si può dire, e arrivati ormai ad una Fase numericamente indefinita, si pone tutto il settore e gli addetti ai lavori. Con coloro che guidano questo mondo, direttori e presidenti, analizziamo il prossimo futuro e la scorsa stagione. L’inchiesta continua con le parole di Bartolomeo Pietromarchi, direttore del MAXXI Arte e del MAXXI Architettura ad interim, prossimo ad inaugurare una serie di importanti appuntamenti.
Come sarà l’autunno 2020 per il tuo museo?
Sarà un autunno molto importante, perché segnerà l’inizio della fase di ripresa del MAXXI dopo la sospensione della programmazione provocata dai mesi del lockdown. Come tutti, siamo infatti stati costretti a rallentare, riprendere le misure e posticipare molte attività, ma adesso siamo pronti per riportare il museo in pieno stato di apertura, con nuove mostre che saranno inaugurate entro fine anno in tutte le gallerie del MAXXI.
Cosa ti aspetti da questa stagione che inizia?
Che si riesca a tornare a una graduale, controllata, normalità seppur con tutte le restrizioni e le regole d’accesso necessarie per garantire una fruizione sicura degli spazi e delle opere.
Cosa invece ti preoccupa di più?
Il non conoscere la durata di questo stato d’incertezza, che rende ogni progettualità labile, soggetta a rallentamenti o cancellazioni.
Che attività hai in programma?
Tra i molti progetti che apriranno il 2 ottobre ci tengo a ricordare senzamargine. Passaggi nell’arte italiana a cavallo del millennio, con opere di grandi maestri italiani che in parte saranno acquisite per la collezione del MAXXI; il nuovo focus dedicato agli archivi che vedrà protagonista Alberto Boatto, figura chiave della storia della critica d’arte in Italia; e ancora la nuova edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE con le opere dei tre finalisti Giulia Cenci, Tomaso De Luca e Renato Leotta e la mostra Una storia per il futuro. Dieci anni di MAXXI, un’occasione per riflettere sull’identità del museo, ripercorrere il cammino fatto e impostare il futuro. Ovviamente aspettiamo con ansia anche l’inaugurazione del MAXXI L’Aquila, il prossimo 30 ottobre, che aprirà definitivamente a Palazzo Ardinghelli con una mostra con opere delle nostre collezioni di arte e architettura.
Farai delle modifiche ai tuoi progetti iniziali per adattarli alla situazione in corso?
Le prime modifiche sono state soprattutto di carattere temporale, ossia riprogrammare nel più breve tempo possibile mostre e progetti già in cantiere per non vanificare lavoro e impegno di molte persone. Abbiamo dovuto rimandare soprattutto i festeggiamenti che avevamo previsto per i primi 10 anni del MAXXI, lo scorso maggio, che nell’idea originaria avrebbero dovuto coinvolgere un pubblico molto ampio. Da questo autunno, pur imparando a convivere con tutte le precauzioni necessarie, speriamo di poter continuare a offrire al pubblico un’offerta culturale varia e articolata di mostre, eventi e approfondimenti, in uno spazio fruibile e aperto alla città come il MAXXI è sempre stato.
Quali pensi che saranno le sfide che i musei dovranno affrontare nel prossimo futuro?
Siamo nel pieno di un cambiamento epocale e le questioni urgenti che devono affrontare i musei sono in gran parte le stesse della nostra società: maggiore lentezza a favore della qualità dei contenuti, sostenibilità, accessibilità per tutte le diverse tipologie di pubblico, rivoluzione digitale senza dimenticare l’importanza della realtà e dell’esperienza diretta.
Diamo i numeri: come è andata dalla riapertura in termini di pubblico?
Il ritorno del pubblico non è stato immediato e all’inizio è pesata la mancanza del turismo e degli studenti. Sapevamo che ci sarebbe stato bisogno di tempo e anche se non torneremo presto ai numeri a cui eravamo abituati prima della pandemia, ci incoraggia il fatto che nelle ultime settimane il flusso dei visitatori sia stato in costante crescita e speriamo che questo trend positivo continui seguendo i nuovi progetti che presto apriremo.
Quale è stata la cosa più bella da quando hai riaperto?
Sicuramente vedere il museo e in particolare la sua piazza rivivere subito come spazio d’incontro e socialità per molte persone.
Cosa chiedi alla politica in questo momento comunque difficile?
Di mettere la cultura ai primi posti nelle scelte che si dovranno fare nell’immediato futuro. Riconoscimento della professionalità e protezione per chi lavora in questo campo, più valore alla ricerca e alla sperimentazione, risorse pubbliche stabili per garantire lo svolgimento costante delle attività e autonomia nella scelta.
Consigliaci un libro per inaugurare la stagione.
Digital Age di Paolo Benanti.
– Santa Nastro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati