3 mostre da vedere a Venezia a settembre
Fra centri di ricerca e gallerie, tre mostre da vedere a Venezia nonostante un calendario espositivo azzoppato dagli effetti della pandemia.
È stato l’anno dei “purtroppo”: centinaia di mostre, eventi, festival, fiere e iniziative dapprima posticipate, poi annullate o rinviate a data da definirsi. Ma è stato anche l’anno dei “nonostante”, della resilienza, della capacità di trovare nuovi modi per incontrarsi, confrontarsi, produrre ed esporre l’arte. I “purtroppo” e i “nonostante” hanno segnato anche gli ultimi mesi della città lagunare, provata già alla fine dello scorso anno dall’acqua granda record di novembre, messa in ginocchio poi dalla pandemia, che ha reso ancor più chiaro quello che i veneziani – di nascita o d’adozione – sanno già da tempo, ovvero che sia giunto il momento per Venezia di reinventarsi, uscendo dalle logiche e dalle dinamiche del turismo di massa, standardizzato nei gusti e nei flussi, inconsapevole, non più sostenibile.
Una capacità di ripensarsi che in laguna è stata comune a moltissime realtà artistico-culturali di varie dimensioni, che con enormi sforzi – non solo economici – hanno contribuito a mantenere viva la città con proposte e iniziative di alto livello.
E allora se nonostante le difficoltà associate al viaggiare in tempo di pandemia deciderete di trascorrere qualche giorno a Venezia, ecco tre mostre, fra le altre, che meritano sicuramente una visita.
‒ Irene Bagnara
OCEANS IN TRANSFORMATION – TERRITORIAL AGENCY ‒ OCEAN SPACE
Una distesa blu uniforme, insondabile e immutabile. È questo quello che noi animali terrestri percepiamo degli oceani, ignari dell’impatto che le azioni umane hanno sugli ecosistemi marini di tutto il mondo. Proprio quest’idea di assoluta alterità, di mistero irrisolvibile è messa in discussione nella mostra inaugurata lo scorso 27 agosto da Ocean Space – TBA21 Academy in collaborazione con Luma Foundation negli spazi rinnovati della ex Chiesa di San Lorenzo. Oceans in Transformation è il risultato del lavoro pluriennale di osservazione e mediazione fra gruppi di ricercatori internazionali impegnati nello studio del rapporto fra cambiamenti climatici, impatto umano e trasformazioni oceaniche, svolto da Territorial Agency, organizzazione indipendente che coniuga architettura, attivismo e ricerca, fondata da John Palmesino e Ann-Sofi Rönnskog. L’installazione multimediale che occupa quasi interamente le due navate della chiesa ci permette di “mettere la testa sott’acqua”, di assistere e prendere coscienza, grazie a una mole imponente di dati biologici, geologici, chimico-fisici raccolti tramite le più innovative tecnologie di telerilevamento e analisi e organizzati in un dossier scaricabile, dei drastici sconvolgimenti che pesca intensiva, surriscaldamento globale, inquinamento ed estrazione mineraria stanno provocando agli ecosistemi marini, alterandone il già fragile equilibrio. L’installazione segue sette traiettorie oceaniche, sette percorsi al contempo geografici e narrativi, che mettono in discussione la relazione fra Est e Ovest, Nord e Sud del mondo, centro e periferia. In ultima analisi ciò che ci viene chiesto di ripensare alla luce delle scioccanti previsioni su cui la comunità scientifica internazionale concorda è l’intero rapporto fra natura e cultura, fra uomo e oceano, laddove quest’ultimo va concepito come ente vivo, molteplice, da cui proviene e dipende tutta la vita, subacquea e non. Per l’intera durata della mostra verranno inoltre proposti all’interno di Ocean Space incontri fra scienziati, artisti, gruppi governativi e cittadini, portavoce di istanze diverse ma dal substrato comune.
Venezia // fino al 29 novembre 2020
Territorial Agency: Oceans in Transformation
OCEAN SPACE
Campo San Lorenzo
www.oceanspace.org
BRIAN ENO E DAVID TREMLETT – GALLERIA MICHELA RIZZO
È la prima volta che Brian Eno e David Tremlett si trovano a lavorare ed esporre insieme, e lo fanno peraltro in uno spazio intimo, di prossimità come quello della Galleria Michela Rizzo, in cui la relazione fra pratiche artistiche così diverse si amplifica e complica. Tremlett ha un approccio fisico, materico, quasi performativo al lavoro. L’intervento site specific realizzato per la mostra ripensa gli spazi della galleria attraverso la stesura sulle pareti di pigmenti che vengono poi distribuiti con le mani, in un’operazione lunga e faticosa. Attraverso l’uso di colore e suono Eno crea un ambiente meditativo in cui il visitatore è invitato a rallentare, a sospendere la frenesia della quotidianità. Partendo dalla struttura architettonica dell’ingresso alla sala espositiva, Eno realizza tre installazioni luminose in cui le associazioni cromatiche variano in base a una serie di algoritmi elaborati e impostati in partenza, che sono in grado di produrre tuttavia combinazioni casuali infinite.
Se la pratica artistica di Tremlett è spesso associata alla figura dell’architetto, per il suo attenersi scrupolosamente a un progetto elaborato in relazione a un contesto specifico, Eno ama definirsi “gardener”, un “giardiniere” che attraverso il mezzo matematico getta il seme di qualcosa che si sviluppa e cresce in modo imprevedibile, dando esiti molto spesso inaspettati. Seppur così distanti nelle pratiche e nei linguaggi, i due artisti britannici concepiscono in maniera simile il rapporto fra opera e visitatore, al quale è chiesto in entrambi i casi di fermarsi, di approcciare il lavoro in una dimensione temporale dilatata, lenta, che sovverta la frettolosità bulimica imposta dal mercato, dalle grandi fiere o rassegne, in cui vediamo tutto ma non guardiamo veramente niente.
In mostra anche due installazioni realizzate a quattro mani: la prima collocata all’ingresso della galleria, la seconda a pochi passi dagli ambienti di Michela Rizzo, nei meravigliosi spazi della ex chiesa dei Santi Cosma e Damiano.
Venezia // fino al 21 novembre 2020
Brian Eno – David Tremlett
GALLERIA MICHELA RIZZO
Giudecca 800Q
www.galleriamichelarizzo.net
LORENZO PASSI ‒ MARIGNANA ARTE
In occasione della Venice Glass Week, Marignana Arte ospita per la prima volta l’artista del vetro Lorenzo Passi (Milano, 1985). Il testo di Jean Blanchaert, celebre gallerista d’arte contemporanea specializzato in ceramica e vetro, nonché scultore, illustratore e calligrafo egli stesso, racconta Passi come un eroe mitico, un odierno Vulcano che con fatica e determinazione impara i segreti dell’arte del vetro prima a Murano in vetrerie prestigiose come Archimede Seguso e Zanetti e poi, nel 2009, alla Scuola del Vetro di Nuutajärvi in Finlandia, grazie a un programma di residenza di due anni, in cui affina tecnica e linguaggio. Queste esperienze si traducono non solo in un’esecuzione perfetta di un artista-artigiano che segue e gestisce tutte le fasi di progettazione e realizzazione dell’opera, ma in una raffinata ricerca estetica. Le opere di Passi, al di là della bellezza formale, rimandano a un “saper fare” antico e unico al mondo, alle storie di artigiani e maestranze eccellenti di Venezia, prima dell’avvento della chincaglieria e dei souvenir da quattro soldi. È incredibile come nelle sculture di Passi la solidità e opacità del ferro si coniughino alla fragilità e trasparenza del vetro, mitigandosi a vicenda, assumendo in parte le caratteristiche l’uno dell’altro. Verrebbe quasi da dire “soffiato nel ferro, forgiato nel vetro”.
Venezia // fino al 24 ottobre 2020
Lorenzo Passi. Forgiato nel ferro, soffiato nel vetro.
MARIGNANA ARTE
Dorsoduro 141
www.marignanaarte.it
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