Natura e arte digitale. L’intervento di Quayola ad Arte Sella
Lo scambio vicendevole fra tecnologia e natura innerva l’opera di Quayola, in mostra nel parco di Arte Sella a Borgo Valsugana, in provincia di Trento.
Il successo dell’artista romano si espande nel nord Italia: poco prima di inaugurare Ultima perfezione a Modena, Davide Quayola, classe 1982, lascia una lieve e rivoluzionaria traccia della sua creatività ad Arte Sella, la montagna contemporanea. Una scelta innovativa, ma destabilizzante al contempo, che rappresenta una forte sfida per i principi cardine dell’associazione culturale Arte Sella, come il fatto di difendere la natura “in quanto scrigno della memoria” e la scelta che le opere, “collocate in un hic et nunc” siano “costruite privilegiando materiali naturali. Esse escono da paesaggio, per poi far ritorno alla natura”.
QUAYOLA E ARTE SELLA
Questi sono solo due dei principi stabiliti dal direttore artistico Emanuele Montibeller, eppure è evidente che l’opera video di Quayola abbia superato e reinterpretato la sfida posta. Appena prima di entrare nella sezione Malga Costa di Arte Sella, ci si addenta in una stanza completamente buia ed estraniante dal precedente contatto con la natura. L’iniziale senso di spaesamento che si prova entrando nell’oscurità senza sapere dove mettere i piedi viene immediatamente compensato dal sollievo della proiezione video Jardins d’été. La tecnologia nell’opera di Quayola aiuta lo spettatore a ritrovare il contatto con la natura rappresentata, in questo caso i giardini della Loira francese, gli stessi che più di un secolo fa ispirarono Claude Monet.
TECNOLOGIA E MEMORIA SECONDO QUAYOLA
Tuttavia la tecnologia nell’opera di Quayola non funge semplicemente da intermediario, ma suggerisce un modo innovativo di interfacciarsi alla natura stessa. Viene presentata una visuale artificiale grazie a telecamere ad altissima definizione, in grado di riprodurre l’effetto di un dolce soffio di vento su un campo di dalie, rose e piante di lavanda per mezzo di complicatissimi algoritmi. Come al solito Quayola si mette in relazione con il passato e la memoria, rinnovando, però, di volta in volta, questa dialettica. Se nell’Ottocento gli stessi paesaggi, filtrati dalla visuale a occhio nudo e “en plein air”, avevano spinto Monet a inoltrarsi nei territori sconosciuti dell’astrattismo, oggi Quayola si serve della tecnologia per superare il realismo ottocentesco e approdare verso la realtà quasi magica dell’ultrarealistico.
‒ Maddalena Ghiara
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