La mostra a Faenza su Alfonso Leoni, il ribelle della scultura
Il Museo Internazionale della Ceramica di Faenza celebra lo scultore-contestatore Alfonso Leoni, dedicandogli la prima mostra antologica mai realizzata.
Sono passati quarant’anni dalla sua scomparsa, ma la prima antologica su Alfonso Leoni (Faenza, 1941 – Rimini, 1980) mai realizzata è quella inaugurata pochi giorni fa al Museo internazionale della Ceramica di Faenza. Un lavoro mastodontico, quello che riunisce 200 opere del Maestro, reso possibile da una lunga e metodica ricerca della direttrice del MIC, Claudia Casali, in collaborazione con l’Archivio Leoni. L’obiettivo è analizzare la ricca e intensa produzione dedicata alla ceramica ma anche ai diversi linguaggi della contemporaneità: pittura, grafica, design, scultura.
La mostra, aperta fino al 19 gennaio 2021, è stata realizzata con il contributo della Regione Emilia-Romagna, e propone ogni domenica alle 10.30 delle visite guidate con il personale del museo, e ogni venerdì dal 2 ottobre al 13 novembre quelle insieme agli allievi del corso di Arti Plastiche di Leoni.
ALFONSO LEONI, UN GENIO SCOMPARSO PREMATURAMENTE
Alfonso Leoni visse a stretto contatto con la sua città, Faenza, centro di antica tradizione ceramica: dedito all’arte fin dagli anni trascorsi all’Istituto d’Arte Ballardini, fu spronato dal Maestro Angelo Bianchino a perseguire la carriera artistica fino a diventare suo collaboratore e docente. Nonostante i molti riconoscimenti ricevuti a Faenza, Cervia, Rimini e Gualdo Tadino, non smise mai di cercare nuovi stimoli e linguaggi. Approcciava i materiali in ogni modo, strappava, distruggeva e ricomponeva liberamente carta, bronzo, plastica, marmo e legno, ma anche vetro e metalli preziosi: così Leoni inseriva nella ceramica le tecniche e le modalità di espressione proprie dell’arte contemporanea, rinnovandola. Si avvicinò all’arte orientale, che ammirava nella sua ricerca di perfezione essenziale e nel sempiterno legame con la natura. La costante era una sola, in tutte le sue manifestazioni artistiche: la provocazione.
LA CONTESTAZIONE DI ALFONSO LEONI
Proprio al premio Faenza, negli Anni Settanta, Leoni mise in atto azioni di protesta e performance che attirarono su di lui ancora più attenzione ‒ era legato, nella sua elaborazione filosofica, alla contestazione di Enrico Crispolti e al Partito Comunista. Distribuì argilla cruda per rimettere le persone a contatto con la materia, distrusse le proprie opere, rimpastò i frammenti insieme: così elaborava il suo complesso rapporto con la terra e la tradizione della ceramica, invitando il pubblico a fare lo stesso. A Castellamonte chiese agli spettatori di recuperare il rapporto con l’universo materico e la tradizione locale delle stufe.
L’INDUSTRIA E IL DESIGN SECONDO LEONI
Non ci mise molto a farsi notare anche dall’industria, in Italia e all’estero: prima con le Maioliche Faentine (celebre la sua ‘piastrella rovesciata’), poi con le tedesche Villeroy & Boch e Rosenthal. Il talento dello scultore era riconosciuto ovunque viaggiasse, e quando si spostava gli venivano messi a disposizione atelier e assistenti per realizzare le sue idee.
Alla fine del suo intenso e purtroppo breve percorso artistico, Leoni si avvicinò al design: subiva il fascino della diffusione dei propri progetti su più larga scala e di una maggiore contaminazione con il grande pubblico. Si lasciò così toccare dalle idee e dai materiali del design, incorporando per esempio pezzi di stoviglie nelle proprie sculture. Solo la malattia, una leucemia che lo colpì all’età di 39 anni, gli impedì di sperimentare ancora.
‒ Giulia Giaume
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