Abissi e pittura. La prima personale del duo bn+ BRINANOVARA a Roma
In Situ, a Roma, ospita la riflessione pittorica del duo bn+BRINANOVARA: un viaggio tra epoche, dal Manierismo all’estetica contemporanea.
Dal fondo nero, uniforme, appaiono immagini circoscritte: pieghe seriche di maniche ‒ allusioni a corpi e personaggi che intuiamo, ma non vediamo completamente ‒, volti dissolti in una fissità minerale, dettagli.
LE FONTI DI ISPIRAZIONE: DA PARMIGIANINO A ROSSO FIORENTINO
Provengono tutti, volutamente riconoscibili ‒ almeno a un occhio mediamente allenato ‒ da capolavori della pittura manierista, da Parmigianino a Bronzino a Rosso Fiorentino, che i bn+ BRINANOVARA (Giorgio Brina e Simone Novara) hanno selezionato e dipinto con tecnica impeccabile, quasi ad alzare la posta di un gioco intellettuale, innestato nello scarto tra concettualismo e post-produzione.
LE OPERE DI BN+BRINANOVARA
Hadal Zone, progetto del duo per Spazio In Situ curato da Valentina Muzi e articolato in una serie di quadri e in alcuni elementi oggettuali in parte fotosensibili, prova a rispondere, combinando gli interrogativi, alla questione artistica che già si era posto Bourriaud: cosa fare di nuovo e cosa fare con quello che ci ritroviamo. Il corpus di opere caratteristiche della “bella maniera” da cui i due hanno attinto ‒ non a caso ‒ è già, storicamente, frutto di un processo selettivo, in senso iconografico, stilistico, tecnico: quelle porzioni d’immagini, come un’epifania incompleta, emergono come memorie resistenti all’erosione del tempo.
PITTURA E OSCURITÀ IN MOSTRA A ROMA
La zona adale del titolo, che ha nell’etimo il nome del dio greco degli inferi, altro non è che la definizione scientifica di abisso: la zona compresa tra i 6000 e gli 11000 metri sotto la superficie, quella delle fosse oceaniche, dove non c’è luce, dove la pressione rende quasi impossibile la vita. Similmente la campitura oscura dei quadri evoca le pieghe recondite della mente, dove le figure emergono necessariamente incomplete, ma vivide, baluginanti. Animate dalla stessa fosforescenza notturna che riveste gli oggetti fotosensibili quando cala l’oscurità: come una vita segreta delle opere, che intreccia presente e passato e s’insinua oltre lo sguardo del pubblico.
‒ Maria Cristina Bastante
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