Nuovi spazi: apre a Milano Eastcontemporary dedicato all’arte dell’Est. L’intervista
Con l’obbiettivo di creare ponti e dialoghi internazionali nasce a Milano Eastcontemporary. Le cofondatrici raccontano il nuovo spazio in questa intervista
Inaugura a Milano Eastcontemporary, un’organizzazione non-profit con un programma dedicato all’arte e alla cultura dell’Est. Uno spazio dove ridiscutere le idee di canone e le posizioni consolidate attraverso un confronto continuo tramite mostre, eventi e pubblicazioni. Abbiamo incontrato le fondatrici Agnieszka Fąferek, anche direttrice, e Julia Korzycka che ci hanno raccontato del loro programma espositivo per questo incerto 2020-2021 dal titolo Odds Against Tomorrow, e della mostra The Future in Reverse, realizzata in collaborazione con il Consolato Polacco di Milano, l’Istituto Polacco di Roma e l’Istituto di Adam Mickiewicz.
Quando è nata l’idea di questo spazio?
Agnieszka Fąferek: A dire la verità l’idea è nata tanto tempo fa, mentre ciascuna di noi faceva differenti esperienze individuali nel settore dell’arte e della cultura in Italia. Parlando con diversi professionisti del settore, a un certo punto ci siamo accorte di come ci sia un forte interesse verso la scena artistica dell’Europa Centrale e dell’Est e che effettivamente, in Italia, ci fossero pochi operatori culturali ed istituzioni che rappresentano questo panorama culturale. Dopodiché, un giorno, mentre eravamo all’opening della mostra Force Field di Starak Family Foundation, che promuoveva proprio il lavoro di giovani artisti polacchi durante la Biennale di Venezia, ho deciso di condividere con Julia il mio “piano di azione” e dopo un solo anno, eccoci – il progetto si è finalmente concretizzato.
Qual è la vostra mission?
Nonostante Eastcontemporary nasca come uno spazio espositivo dedicato alla ricerca, allo sviluppo e alla promozione dell’arte contemporanea dell’Europa Centrale e dell’Est, che miriamo a portare più vicino alla classica narrativa occidentale, esso non è un tentativo di riorientare lo sguardo soltanto su questo argomento, ma piuttosto di costruire un dialogo e creare un ponte tangibile tra diverse, a volte distanti, comunità artistiche.
Julia Korzycka: Poiché la concezione alla base della nostra attività ruota attorno all’idea di un’invisibile soglia tra Est e Ovest, che può essere altrimenti vista come una soglia tra Occidente e il “non-Occidente”, il nostro obiettivo è quello di comprendere, mettere in discussione e sfidare le ideologie e le connotazioni associate ai costrutti culturali.
Quali sono i modelli che hanno ispirato l’idea di questo progetto?
JK:Eastcontemporary nasce come uno spazio espositivo che tramite mostre, eventi, pubblicazioni e collaborazioni mira a diventare uno spazio polifunzionale, ma soprattutto una realtà basata sull’accesso e sulla risonanza reciproca. Anche se con l’aspetto freddo di un elegante white-cube, nel nostro spazio tutti saranno accolti e trattati con lo stesso entusiasmo e la nostra ospitalità polacca. Ci teniamo molto a condividere e raccontare personalmente il nostro lavoro e quello degli artisti che invitiamo.
AF: Le mostre saranno spesso accompagnate da diversi incontri curati con l’intento di coinvolgere attivamente la comunità locale in un processo di attivazione del pensiero critico. L’idea è quella di creare piattaforme condivise, attraverso cui gli artisti e il pubblico possano riflettere e discutere sia delle pratiche artistiche sia delle principali questioni contemporanee. Per quanto riguarda il progetto, ci inspiriamo ad alcuni modelli anglosassoni, ma anche ad alcuni interessanti modelli dell’Europa Centrale e dell’Est, tra cui Plato Ostrava o Futura di Praga – le realtà vibranti della scena artistica della Repubblica Ceca.
Chi sono i vostri principali partners?
AF: Il Consolato Polacco di Milano, l’Istituto Polacco di Roma e l’Istituto di Adam Mickiewicz. Tutte queste realtà non soltanto hanno sostenuto il progetto, ma hanno accolto con grande entusiasmo la nostra iniziativa. Siamo molto contente di poter contare su istituzioni così importanti e speriamo di mantenere questa collaborazione nel corso degli anni. Naturalmente, man mano in base ai progetti che stiamo sviluppando ci stiamo rivolgendo a diverse realtà sia profit che non-profit, cosi come ai collezionisti, galleristi ed altri professionisti del settore interessati a sostenere la nostra iniziativa. Crediamo nella creazione delle sinergie transnazionali, per cui la collaborazione è alla base della nostra mission.
Come mai avete deciso di aprire con la mostra The Future in Reverse, in collaborazione con Attilia Fattori Franchini?
AF: La mostra The Future in Reverse presenta i lavori delle artiste polacche Agata Ingarden e Agnieszka Polska che indagano, attraverso differenti livelli narrativi, il concetto del tempo, attivando mitologie passate e future. Viviamo in un presente distopico, in cui l’attraente promessa del “futuro” si sta dissolvendo e siamo costretti ad adattarci e cambiare ripetutamente in tempi ristretti. Il nostro è un mondo incerto e l’arte percepita come laboratorio sperimentale delle forme è uno strumento perfetto per la costruzione della nuova percezione e della soggettività.
JK: Inoltre, è anche la prima mostra del nostro programma espositivo pianificato per 2020/2021 racchiuso sotto il nome di Odds Against Tomorrow. Il progetto è impegnato ad esplorare, attraverso più livelli narrativi, il concetto di futuro, le sue possibilità e impossibilità ed è concepito sotto la forma spazio-temporale che si plasma nel tempo attraverso mostre tematiche, una serie di incontri e una pubblicazione.
AF: L’idea è quella di instaurare rapporti con curatori e scrittori che non siano per forza legati alla scena artistica dell’Europa Centrale e dell’Est, in modo da poter costruire una nuova percezione, evitando l’autoreferenzialità.
–Irene Biolchini
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