I colori e l’energia di Katharina Grosse in mostra a Roma
Gli spazi di Gagosian, a Roma, ospitano la pittura di Katharina Grosse, che regala un nuovo significato al linguaggio dell’acquarello.
“Un quadro è semplicemente uno schermo tra il pittore e lo spettatore dove ognuno può osservare i processi di pensiero che risiedono sulla tela da diversi angoli e punti nel tempo. Mi permette di osservare i residui del mio pensiero”: così vede la pittura Katharina Grosse (Friburgo, 1961), considerata tra gli artisti più interessanti della sua generazione. Vista e ammirata alla Biennale di Venezia nel 2015, quando ha occupato una porzione dell’Arsenale con l’opera Untitled Trumpet, che invadeva lo spazio con una forza vitale e aggressiva, di grande impatto visivo ed emotivo, la Grosse non fa differenza tra pittura, scultura o architettura. Abituata a lavorare su grande scala, in questo momento è protagonista di ben tre personali tra Europa e Stati Uniti: Is it You? al Baltimora Musem of Art, It Wasn’t Us alla Hamburgher Banhof di Berlino e infine Separatrix, presso la Gagosian Gallery di Roma.
LA MOSTRA DI KATHARINA GROSSE A ROMA
Che cosa significa Separatrix? Alexander Kluge scrive in proposito: “Il filosofo Leibniz aveva una teoria riguardo la cosiddetta ‘separatrix’, la ‘struttura intermedia’ tra due cose che sono in contrapposizione tra loro (…) Leibniz sostiene che il cinquanta per cento di questa linea, di questa struttura intermedia, è ordine, e il restante cinquanta per cento è anarchia”. L’artista ha applicato questa teoria nelle opere esposte da Gagosian, sviluppate su due supporti differenti: l’acquarello e la tela.
GLI ACQUARELLI DI KATHARINA GROSSE
La serie di acquarelli di medie dimensioni è stata eseguita con la tecnica del “wet on wet”, che l’artista ha sperimentato sulle coste della Nuova Zelanda, dove ha costruito uno studio lo scorso luglio. Nel nuovo atelier ha immerso il foglio bianco in una miscela di pigmenti colorati e lo ha trattato come un rilievo topografico, con pozze di colore ed effetti iridescenti che caratterizzano i 12 acquarelli esposti a Roma. Una volta ritornata a Berlino, la Grosse ha sperimentato la stessa tecnica su tele di grandi dimensioni, alte quasi 4 metri ognuna, che si impongono sullo spazio espositivo romano con risultati di grande forza visiva, dove i segni e le campiture colorate si scontrano tra loro per dare vita a battaglie cromatiche di diversa consistenza. Il confine della “separatrix” carica la pittura di tensione espressiva, che determina effetti ottici particolari, e inaspettati, che ricordano i campi di colture dei batteri visti al microscopio. Una pittura non nuova ma indubbiamente potente, che conferma il talento dell’artista, capace di trasformare il colore acrilico in pura energia.
‒ Ludovico Pratesi
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