Le forme del tempo. Manolo Valdés in mostra a Roma
L’artista Manolo Valdés torna nella Capitale dopo un’assenza di ben 25 anni, e lo fa con una personale presentata al Museo di Palazzo Cipolla. Tra quadri e sculture si contano settanta opere che ne ripercorrono il processo creativo dagli Anni Ottanta fino a oggi, grazie anche alla curatela di Gabriele Simongini.
Nel cuore di Roma, più precisamente a Via del Corso, il Museo di Palazzo Cipolla ospita la personale di Manolo Valdés (Valencia, 1942) intitolata Le Forme del Tempo. “L’ultima mostra di Valdés – certo, non importante come questa – si è tenuta nel 1995. Qui disponiamo di circa settanta opere, tra quadri e sculture, di cui circa la metà provengono da Madrid, direttamente dall’artista, l’altra da molte collezioni private importanti e dalla Galleria Contini di Venezia, che tra l’altro rappresenta l’artista in Italia”, spiega ad Artribune il curatore Gabriele Simongini, coadiuvato nella realizzazione anche da POEMA, insieme al supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia.
PAROLA AL CURATORE GABRIELE SIMONGINI
“Quasi tutte le opere in mostra hanno come origine un capolavoro del passato, tanto da ritrovare Battista Sforza di Piero della Francesca, Pollaiolo, Il nudo di Baltimora di Matisse, e via di seguito”, continua il curatore guidandoci fra le sale del museo. Qui l’immagine del passato, prelevata dall’artista, è sì presente ma trasformata, col passare del tempo, in quel continuo scorrere che deteriora senza mai distruggere. Gli interlocutori con i quali l’artista si interfaccia sono molti, passando da Velázquez a Rubens e Zurbarán, da El Greco a Ribera fino a Léger, Matisse, Lichtenstein, dando vita a un dialogo a più voci che trova completamento nelle opere esposte. “Poi non possiamo non parlare della sua sperimentazione con la materia, che è fondamentale! La stratificazione della materia diventa un correlativo oggettivo della stratificazione temporale. Per Valdés è chiaro che le muse, ovverosia le arti, nascono dalla memoria, cioè ogni artista nasce da altri artisti. La vera arte, molto spesso, nasce per emulazione”, conclude il curatore. Nonostante l’ispirazione attinga da un passato più o meno lontano, non si può non notare l’originalità nella formalizzazione e nel processo di evoluzione dell’immagine, accompagnando lo spettatore all’interno della propria visione.
PAROLA AL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TERZO PILASTRO, EMMANUELE FRANCESCO MARIA EMANUELE
“Manolo Valdés ha una connotazione particolare che lo rende privilegiato ai miei occhi”, così spiega ad Artribune il Presidente della Fondazione Terzo Pilastro, Emmanuele Francesco Maria Emanuele. “Lui è un uomo che interpreta in maniera estremamente concreta quello che è il mio convincimento da sempre, ovverosia che l’arte non ha tempo. Tutti i cultori della segmentazione dell’arte che la suddividono in antica, contemporanea e moderna, a mio modo di vedere, non hanno ben intuito che l’arte è qualcosa che è fruito dalla mente e dall’anima dell’uomo, prescindendo dal tempo in cui essa nasce. La visione che mi accomuna con Valdés è che l’arte non ha tempo. La quasi totalità delle opere dell’artista sono la riproduzione contemporanea dell’arte dei secoli che furono”. Ma quali saranno i programmi futuri della Fondazione? “Nei prossimi cinque anni io farò ogni anno due mostre di artisti che l’Italia non ha mai visto prima d’ora, per tentare di rallegrare l’anima e forse – perché no? ‒ di acculturare i tanti protagonisti di questo mondo che si autodefinisce intellettuale e cognitore, invece non è né l’uno né l’altro”.
‒ Valentina Muzi
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