La grande retrospettiva di Ulay allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Le immagini della mostra
Duecento opere raccontano la vita e l’arte di Ulay, in una mostra che ripercorre la sua ricerca nell’ambito della fotografia e della performance art
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Si intitola Ulay Was Here la grande retrospettiva – la prima realizzata dopo la sua morte – recentemente inaugurata allo Stedelijk Museum di Amsterdam e dedicata a Frank Uwe Laysiepen. (Solingen, 1943 – Lubiana, 2020), noto in tutto il mondo come Ulay, scomparso lo scorso marzo. 200 opere, di cui molte mai esposte prima, ripercorrono la vita e la carriera del celebre artista, tra i pionieri della fotografia Polaroid e tra i principali esponenti della body art e della performance, forma d’arte, quest’ultima, approfondita per molto tempo insieme alla compagna Marina Abramović.
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Ulay, Diamond Plane, 1974, Original Auto Polaroid, type 107, 8.5 x 10.8 cm. Courtesy ULAY Foundation
FOTOGRAFIA E PERFORMANCE NELLA RICERCA DI ULAY
Attraverso la pratica fotografica, Ulay ha investigato temi legati ai concetti di identità attraverso il suo stesso corpo: l’autoritratto era per lui uno strumento per esplorare dal punto di vista sociale le questioni di genere, e un esempio di questa peculiare ricerca è la serie Polaroid S’he, in cui l’artista si presenta metà uomo e metà donna. Un’indagine, quella portata avanti da Ulay, che lo ha condotto a riflettere su cosa significhi essere “l’altro”, da intendersi non soltanto come un altro genere ma anche come una minoranza. Nel corso del tempo, la pratica fotografica di Ulay è diventata sempre più performativa, e il risultato di questa evoluzione è FOTOTOT, una serie di performance del 1975 e del 1976 con cui l’artista ha esaminato criticamente la natura transitoria e mutevole dell’identità fotografica e il fenomeno del pubblico. La performance nel corso del tempo ha avuto il sopravvento sulla fotografia, e il risultato di questo cambiamento è l’azione del 1976 Irritation – There Is a Criminal Touch to Art. Intense e frutto di una esasperata ricerca sono le performance realizzate insieme a Marina Abramović, con la quale ha dato vita a opere diventate pietre miliari della storia dell’arte contemporanea: tra tutte, Relation in Space, la prima realizzata insieme dalla coppia in occasione della Biennale di Venezia 1976; la “scandalosa” Imponderabilia del 1976, in cui Ulay e Abramović, nudi, stavano immobili sulla porta d’ingresso della Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna; Rest Energy (1980), in cui Marina regge un arco e Ulay ne tende la corda, tenendo tra le dita una freccia puntata sul petto di lei; e poi il celebre addio sulla Muraglia Cinese.
LA MOSTRA DI ULAY ALLO STEDELIJK MUSEUM
Ulay Was Here esamina l’intera opera dell’artista, focalizzando l’indagine su quattro temi chiave della sua vita e del suo lavoro: la sua attenzione alla performance e agli aspetti performativi della fotografia; la ricerca sull’identità e il corpo come medium; l’impegno e l’interesse verso temi sociali e politiche; il suo rapporto con Amsterdam, la città in cui ha vissuto e lavorato per quattro decenni. La mostra comprende fotografie, Polaroid (in bianco e nero e a colori, di diverso formato), sculture, proiezioni video e fotografiche di performance, materiale documentario. Ecco alcune immagini delle opere in mostra.
– Desirée Maida
Amsterdam // fino al 18 aprile 2021
Ulay Was Here
Stedelijk Museum
www.stedelijk.nl
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