Plan your vote: il ruolo dei musei americani scesi in campo per le elezioni 2020
Nelle elezioni presidenziali più importanti degli ultimi cinquant’anni, come dimostra anche il tasso di affluenza al 67% (mai così alto da un secolo), anche le istituzioni culturali americane, con il coordinamento della piattaforma vote.org hanno voluto prendere parte al dibattito, per stimolare la partecipazione dei cittadini.
La forza di una democrazia, negli USA come altrove, passa anche dalla quantità di cittadini coinvolti nei momenti chiave delle decisioni politiche. Per questa ragione, con il Paese spaccato da tensioni sociali di ogni genere, aggravate dalla violenza della polizia a sfondo razziale e dalla mai sopita polemica sulla libera circolazione delle armi, le elezioni del 2020 possono rappresentare un punto di svolta sostanziale per un cambiamento di rotta che avrà ripercussioni su tutto il mondo. Vista l’importanza della posta in gioco, non solo molti musei hanno funzionato da seggi elettorali (l’High Museum of Art di Atlanta, ad esempio, è stato uno dei primi seggi per il voto anticipato) ma insieme a molti altri sono stati attivamente coinvolti, con mostre e campagne di sensibilizzazione per incoraggiare la partecipazione degli elettori.
DEMOCRAZIA È PARTECIPAZIONE
Pur senza prendere posizioni troppo marcate, per rimanere eticamente super partes, molti musei americani sono “scesi in campo” per offrire ai visitatori-elettori molteplici spunti di riflessione sull’importanza del voto come atto civile prima ancora che politico. La massiccia campagna sociale è coordinata dalla piattaforma vote.org, e sono state realizzate mostre sulle più scottanti tematiche, dalla violenza della polizia alla pandemia da covid-19, dalle disuguaglianze in campo sanitario all’immigrazione. Mostre dalla valenza “didattica” e sociale, utili a far capire ai cittadini che il loro voto è importante per cambiare lo stato delle cose. Ad esempio, il Moody Center for the Arts della Rice University di Houston, ospita fino al 9 dicembre States of Mind: Art and American Democracy, una mostra collettiva sulla democrazia americana e le sue problematiche. 30 artisti, dagli anni ’90 ad oggi, fra cui anche diversi afroamericani, come Alexandra Bell, Tony Cokes e Paul Stephen Benjamin.Invece, il MoMA di New York ospita, fino al 4 aprile 2021, Marking Time: Art in the Age of Mass Incarceration, una collettiva per dare voce a quei carcerati, soprattutto appartenenti a minoranze etniche, che subiscono ogni genere di abusi. A livello di istituzioni e gallerie private, sono state inoltre promosse diverse raccolte fondi contro il razzismo, per i disoccupati causati dalla pandemia, e anche per il candidato democratico, tramite il sito Artists for Biden (quest’ultimo, con il supportodella galleria David Zwirner). Ancora, Hauser&Wirth propone in edizione limitata Sentinel IV, scultura in bronzo di Simone Leigh(che rappresenterà gli USA a Venezia nel 2021), il cui ricavato andrà a favore di Color of Change. Inoltre, anche la prestigiosa rivista New York Magazine ha realizzato 48 adesivi, con altrettanti artisti, per invitare i cittadini ad andare a votare.
OBIETTIVO RAGGIUNTO?
In attesa dei risultati, è presto per dire se gli Stati Uniti hanno voglia di cambiare. Ma a prescindere dal vincitore, se Donald Trump o Joe Biden, è già un risultato importante il fatto che la partecipazione sia sensibilmente aumentata rispetto al 2016, e molto probabilmente ciò si deve anche all’impegno profuso dal mondo della cultura.
– Niccolò Lucarelli
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