L’opera collettiva di Giuseppe Palmisano a Lecce
Il box del collettivo leccese Kunstschau ospita l’opera corale ideata da Giuseppe Palmisano e costituita da oggetti simbolici che corrispondono a testimonianze di percorsi esistenziali di chi ha risposto alla call.
Un’opera collettiva, formata da oggetti appartenenti a trenta persone, che simboleggiano un intenso vissuto personale ormai passato e donati idealmente al divenire: è l’idea di Giuseppe Palmisano (Ceglie Messapica, 1989), che esprime la sua poetica della condivisione e della memoria nella personale Ogni cosa è abbandonata, a cura di Kunstschau. Nel box del collettivo di Lecce l’artista pugliese raccoglie le testimonianze di vita di chi ha risposto alla sua call, realizzando così una sorta di luogo-non-luogo, in cui l’oggetto simbolico viene “abbandonato”, determinando ‒ anche attraverso la scelta della sua collocazione ‒ l’interruzione del legame affettivo con un evento emblematico del percorso esistenziale attraversato da ciascuno dei partecipanti.
IL DONO E L’ABBANDONO DI GIUSEPPE PALMISANO
Fondamentale è, in questa “operazione relazionale” – per la quale Palmisano trae spunto dal film Ogni cosa è illuminata del regista Liev Schreiber ‒, l’elemento del dono, un dono-abbandono del sé passato. Spogliato ormai della sua precedente identità artistica di fotografo, l’artista abbandona il distacco ironico di iosonopipo e la sperimentazione del vuoto praticata in oltrepensare, per praticare nuove vie esistenziali e creative. Scrive infatti Palmisano: “Ho camminato come fa chi si aspetta qualcosa dal destino e poi capisce che non è vero niente, né che esiste, né che ognuno è artefice della sua fortuna. Perciò, ho iniziato il mio viaggio itinerante nella scoperta: mi sono riscoperto attore, creatore, fotografo, artista, per realizzare che in fondo il cerchio si chiude e chiuderà con me che mi rivesto da uomo e basta”.
‒ Cecilia Pavone
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