Le visioni ellittiche di Ermanno Leinardi a Cagliari
La mostra antologica itinerante di Ermanno Leinardi, esponente del Concretismo plastico, riapre i battenti al Ghetto di Cagliari dopo la chiusura del 3 novembre.
Si apre con un ritratto a china su carta realizzato da Maria Lai nel 1978 l’antologica di Ermanno Leinardi (Pontedera, 1933 ‒ Calasetta, 2006) al Ghetto di Cagliari, e prosegue attraverso un percorso cronologico che si snoda a partire dal 1954 fino al 2004. Sono sessanta le opere che ne ricostruiscono l’intera produzione ‒ in un allestimento troppo denso ‒ che esordisce con un linguaggio figurativo strettamente espressionista, fatto di colori sgargianti, distorsioni formali e una spessa linea di contorno. Per procedere nel solco della tendenza informale che ha caratterizzato gli anni a cavallo tra il 1950 e il 1960 e poi giungere a quella ricerca estetica fondata sul rigore della linea e sull’ambiguità dell’ellisse come strumento di analisi, che ha consentito all’artista un’esplorazione strutturale nell’ambito del Concretismo plastico.
LA STORIA DI ERMANNO LEINARDI
“Desideravo mettere un po’ di fuoco nel cervello del fruitore per fargli acuire la sua percezione visiva, attraverso il mio lavoro volevo obbligarlo a vedere in maniera più consapevole”.
Connotate dalla costante ellittica, le composizioni spesso centralizzate sono contraddistinte da campiture piatte e cromatismi dai toni opachi, con l’obiettivo primario di restituire quell’inganno percettivo che ha fatto da fil rouge a tutta la sua opera dall’epoca della fondazione del Gruppo Transazionale, di cui è stato firmatario nel 1966 con Tonino Casula, Ugo Ugo e Italo Utzeri. Progetto determinante per la svolta astratta in Sardegna, che permette a Leinardi di entrare in contatto con i protagonisti del rinnovamento artistico europeo.
Nel 1970 il Centre Constructivisme et Mouvement di Parigi lo invita per una mostra personale, presentata da Giulio Carlo Argan, mentre nel 1973 partecipa alla X Quadriennale romana diretta da Palma Bucarelli.
LA MOSTRA A CAGLIARI
Dopo Roma, Milano, Zurigo e Parigi, nel 1979 l’artista ritorna a Calasetta, dove nel novembre del 2000 dà vita al MACC, Museo Civico d’Arte Contemporanea. Fortemente voluta dai figli e curata dalla storica dell’arte Maria Dolores Picciau, l’antologica dopo Cagliari farà tappa all’aeroporto di Elmas, a Oristano, Sassari e Roma con diverse integrazioni. Paradossalmente non passerà per il MACC, museo che conserva una collezione di oltre cento opere, raccolte dall’artista in quarant’anni d’attività, poiché pare che la famiglia di Leinardi non condivida assolutamente la conduzione e la gestione relativa alla nuova direzione, posizione ulteriormente confermata dalla curatrice che nel testo di presentazione scrive: “Leinardi ha continuato anche negli ultimi anni di vita a battersi per un’arte severa, intransigente e rigorosa, puntando sul risveglio di un’isola ancora molto sonnolenta, e su un museo dal respiro internazionale come preludio di rinascita, che nel tempo ha perso completamente la vocazione e la linea che Leinardi aveva inteso e progettato”.
‒ Roberta Vanali
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