Prove di ri(e)sistenza. Nuove ecologie del vivere alla Fondazione Baruchello a Roma
Riapre fino al 19 febbraio la Fondazione Baruchello di Roma, con una mostra a cura di Ilaria Conti che racconta le nuove emergenze del vivere secondo un gruppo di artisti midcareer.
Quattro artisti e un collettivo (con rispettive collaborazioni), tutti nati tra gli Anni Settanta e Ottanta, sono in mostra alla Fondazione Baruchello di Roma in un progetto a cura della coetanea Ilaria Conti. Prove di ri(e)sistenza nasce a seguito del primo lockdown e dell’insorgenza della crisi pandemica, aprendo le porte a settembre 2020 e mettendo insieme esperienze ed esercizi di artisti che hanno cominciato da subito (ma anche da prima dell’emergenza sanitaria) a ragionare in maniera costruttiva sul rapporto tra arte e vita, elaborando reti, modelli di partecipazione, di azione collettiva. Il senso politico che sta all’interno di queste parole non si realizza in forma partitica, quanto nell’adesione a un modus vivendi ecologico, strutturale, generosamente esistenziale, scacciando l’individualismo alla ricerca di un noi.
LAURA CIONCI E DANILO CORREALE
È il caso di Laura Cionci, che continua la sua ricerca sullo Stato di Grazia, già ampiamente discusso nel suo libro edito da postmediabooks e che qui nella mostra da Baruchello si presenta con un cerchio perfetto multisensoriale nel quale perdersi e ritrovarsi guidati dalle essenze e dall’immaginario arcaico e muliebre che scorre nel fregio di acquerelli che lo contorna, in un trionfo di immagini che si disloca anche nella seconda stanza, nati o realizzati in maniera partecipativa, nella pratica o con l’artista che si fa medium dei sogni altrui.
Il sogno o il sonno torna anche nel lavoro di Danilo Correale, nel quale lo spettatore si immerge affascinato e avvolto dal display luminoso che proietta immediatamente in un immaginario alla 2001 Odissea nello Spazio. Con un gesto semplice Correale mette sotto processo le società occidentali del presente e la loro organizzazione, la gestione del tempo individuale in lavoro, tempo libero e sonno. Ed è proprio quest’ultimo aspetto a essere la chiave di volta dell’intero progetto Reverie ‒ On the Liberation from Work, il sonno come forma di libertà, di indipendenza, di emancipazione della macchina consuma produci crepa, che qui si realizza costruendo col pubblico grazie a esercizi di ipnosi sviluppati in collaborazione con un esperto.
IACONESI, PERSICO E TAKECARE
Anche Salvatore Iaconesi e Oriana Persico non hanno cominciato a interrogarsi con la pandemia sulle problematiche legate all’esistenza e sulla costruzione di una nuova ecologia del vivere, sull’arte come cura e sulla cura come arte, e spesso hanno trovato la loro risposta nei dati. Data Mediations, in mostra, non è una eccezione, anzi è l’evoluzione nata dal centro di ricerca HER (Human Ecosystems Relazioni): She Loves Data. Data Mediations è la parte buona delle reti sociali che si creano virtualmente: offre infatti l’opportunità di conoscere se stessi e gli altri attraverso i dati che produciamo. Trascrivono l’esistenza in numeri, rendendo più facile la comprensione, il rispetto, l’affezione e l’integrazione sociale.
Infine takecare, progetto editoriale di Roberta Masueto, in collaborazione con i designer PLSTCT, presenta due opere sonore, Breathing e Sleeping. Anche qui il tema è: come la società contemporanea, con le sue implicazioni politiche economiche e culturali, interagisce con le nostre funzioni fisiologiche basilari? La risposta avviene anche attraverso una serie di laboratori, realizzati in collaborazione con la performer Marta Olivieri.
‒ Santa Nastro
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