Perdersi e riconoscersi nelle opere di Simone Cametti. A Napoli
Shazar Gallery, a Napoli, ospita il progetto di Simone Cametti dedicato al dialogo fra uomo e natura e incentrato sulla riattivazione di rifugi ormai inglobati nel paesaggio.
Risvegliare i luoghi, viverli e marcarne il percorso per tracciarne uno nuovo. Con Primitivo, la mostra allestita a Napoli nelle sale di Shazar Gallery in pieno centro storico, Simone Cametti (Roma, 1982) presenta il grande progetto Bivacchi. Privo di qualsiasi riferimento, l’artista, che in questa occasione è anche co-curatore insieme a Valentina Muzi, indaga il concetto di smarrimento nella natura incontaminata, il rapporto tra uomo e natura, di limite e non limite: un confronto tra sé e l’ambiente circostante attraverso particolari azioni performative sul territorio, per ridare vita a quei rifugi abbandonati oramai inglobati dalla natura.
Azioni che si concretizzano in questo primo intervento vissuto nel rifugio Delle Serre a circa 1.500 metri di altitudine, tra Abruzzo e Lazio, e raccontate con medium differenti quali video, fotografie, installazioni e sculture che dialogano tra loro per esprimere, sì, l’esperienza vissuta dall’artista romano durante una passeggiata solitaria notturna, ma anche da due giovani artiste, Francesca Cornacchini e Chiara Fantaccione, coinvolte in questa prima parte del progetto, dopo l’accensione del rifugio.
DAL RIFUGIO NELLA NATURA ALL’ARTE DI CAMETTI
Cametti ripropone con due neon quella luce bianca e abbagliante impiegata per individuare il suo percorso verso il rifugio: una luce forte che contrasta le sfumature del buio sempre più insistente, mentre passo dopo passo la natura si fa più fitta e silente. Dopo un primo studio nel rifugio, i neon trovano una giusta collocazione in scatole di legno dedicate, quasi come a precisare un punto di partenza e di arrivo, un sentiero in cui interrompere il silenzio e rinascere. Le sale di via Pasquale Scura 8 diventano quindi un vortice nel quale perdersi in ogni opera, come nelle foto scattate in cima a una montagna da cui il bianco della neve circostante diventa complice dello smarrimento più totale, interrotto soltanto da superficiali accenni di boscaglia.
Premio Terna 2013 con l’opera Europe Moon, l’azione performativa di Simone Cametti si traduce quindi in un intervento sul territorio con l’obbiettivo di riattivare e cambiare il suo peso perlopiù attraverso la luce, per proporre al fruitore un’idea altra di natura: invitarlo alla riflessione e, con occhi nuovi, alla scoperta di un’altra identità.
‒ Fabio Pariante
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