Non c’è niente da vedere. Alice Paltrinieri e Iacopo Pinelli a Como
È costruita attorno all’idea di finestra la mostra di Alice Paltrinieri e Iacopo Pinelli alla galleria Ramo di Como. Un tema caro alla storia dell'arte, reso ancora più attuale dalla pandemia.
Non c’è niente da vedere. Si chiama così la bipersonale ideata da Simon David nella sua minuscola, ma raffinata galleria Ramo a Como. E anche in questo caso la ricerca, come già in precedenza, si direziona verso l’esposizione di opere di giovani o giovanissimi artisti che esprimono una sensibilità adeguata a quella della generazione a cui appartengono.
Alice Paltrinieri (Roma, 1987) e Iacopo Pinelli (Gavardo, 1993) non si erano mai incontrati prima, anche se poi hanno scoperto di essere nati ‒ a distanza di sei anni ‒ nello stesso giorno: a farli incontrare è stato proprio Simon David e nella sua galleria ora dialogano in una mostra ricca di finestre e tendaggi.
LA FINESTRA E L’ARTE
È risaputo che sul tema della finestra si sono espressi giganti della critica d’arte a partire da Leon Battista Alberti nel De Pictura per arrivare ad Hans Belting che, nel 2016, ha dato alle stampe Specchio del mondo. Ora, quanto a finestre, mai come negli ultimi due secoli il mondo del visibile si è incrociato con il progresso tecnologico che ci ha dotato di fotografia, cinema e TV prima, poi di schermi alimentati dal web dove apparire su Skype, Zoom, WhatsApp in realtà virtuale o realtà aumentata: un nuovo modo di guardare il mondo apparentemente in maniera diversa ma in realtà terribilmente uguale per tutti. Ci si è messa pure l’interminabile pandemia che stiamo vivendo a dilatare ulteriormente il tempo del nostro sguardo online, appannando quello dedicato a ciò che accade all’esterno delle nostre abitazioni.
LE SCULTURE DI ALICE PALTRINIERI
Nella mostra alla galleria Ramo le sculture che Alice Paltrinieri intitola W/Smoke sono costituite da vetrocamera e bloccano la visuale oltre la finestra immaginaria che stanno evocando. È lo spettatore ad attivare la coltre di denso vapore che percorre lo spazio tra le due lastre trasparenti, facendo agire questi dolmen di vetro attraverso una serie di sensori strategicamente posizionati. Un piccolo foro, posto nella parte inferiore della scultura, permette alla macchina del fumo di iniettare vapore bloccando la visuale. La finestra in questo caso, anziché creare luce nella breccia di un muro, diventa essa stessa muro tra due spazi vuoti.
L’OPERA DI IACOPO PINELLI
Mentre Paltrinieri ci blocca la vista, il lavoro di Pinelli invita ad aprire tende chiuse, per esaminare lavori che indagano lo scorrere del tempo. Si tratta di opere che fissano le ombre e le luci di oggetti di uso quotidiano sulla superficie di una gommapiuma fotosensibile sottoposta a lunghe esposizioni all’azione dei raggi solari. Come una pianta che deve essere annaffiata, l’opera di Pinelli necessita di protezione, quando non utilizzata, per concedersi allo sguardo. Ogni volta che la luce la investe, la sua mutazione riprende: il titolo assegnato a ognuna di queste opere trae origine dalle ore di esposizione agli agenti atmosferici.
Lo spazio bloccato per Paltrinieri, il tempo spezzato per Pinelli. Forse sono un invito a restare vigili, a non perdere la concentrazione sulle nostre vite, tanto più utile in un momento confuso come quello che stiamo attraversando.
‒ Aldo Premoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati