Dissotterrare l’eco del tempo. Lihi Turjeman a Torino
Quartz Studio a Torino ospita “Unearth”, la prima personale italiana di Lihi Turjeman curata da Noam Segal.
Ancora una volta Quartz Studio accoglie un progetto profondo e complesso, finalizzato a una ricerca oltre il tempo, a uno scavo ideale per dissotterrare una storia di tutti, una storia di “comunità”. Lihi Turjeman (Tel Aviv, 1985) presenta una rilettura del rapporto umano con la storia, l’archeologia, il restauro e i manufatti storici.
L’OCCHIO ARCHEOLOGICO DI LIHI TURJEMAN
Il documento archeologico recuperato mediante lo scavo fornisce informazioni indispensabili per lo studio del passato: i dati e i reperti sono interpretati, determinati nella loro concretezza storica. Lihi Turjeman non solo li indaga in maniera viscerale, li percepisce come esperienza viva, canale aperto tra passato e presente, uno spazio dove c’è un fluire di conoscenze e possibilità, dove l’uomo si ritrova e tende a espandere la propria essenza. Il passato non si chiude in un cerchio, ma nella circolarità della sua forma ideale tende all’infinito, per determinarsi nuovamente in un presente attivo e in un futuro rinnovato.
LA MOSTRA DI TURJEMAN A TORINO
Per la mostra site specific da Quartz Studio, Turjeman elabora un’opera atta a osservare con fare critico, dall’alto dell’esperienza passata, la società presente e la sua cultura. Varcando la soglia si innesca un faccia a faccia con la propria identità storica negli occhi profondi e infiniti di una presenza assorta, pensante, Idol (2020), che, nella sua dimensione astrale, conferma allo spettatore l’esistere su diversi piani: come uomo agente, come coscienza capace di espandersi, come essere storico. La figura trae ispirazione da una statuetta di 4000 anni fa, posta su un contenitore di terracotta ritrovato in Israele/Palestina. La statuetta rinvenuta nella tomba di un guerriero cananeo è stata al tempo guida per il defunto nell’aldilà; oggi, nella sua reinterpretazione, guida lo spettatore alla lettura di un nuovo progetto.
La figura accoglie e conduce all’osservazione laterale dello spazio, dove sono disposti due altri lavori, Waiting List (2020) e Holding Pattern (2020), ampi, carichi, dove una cascata di anfore, ri(s)copre l’uomo con uno sguardo diverso, lontano dai confini limitanti della conoscenza come esclusivo sapere scientifico. Anfore gonfie, grembo materno, dalle quali si accede a una profonda lettura del sé nella calma delle tonde, perfette, sfere che la concretizzano.
DALLA GEOPOLITICA A UNA SINTESI LINEARE
Unearth è un percorso di crescita, un progetto di scoperta; dalla geopolitica, lo spirito di Turjeman si sposta in avanti, pronto ad affrontare, in grossi e coraggiosi formati, il dettaglio di una radice umana ancora da mettere in luce, un momento mai (ri)visitato prima. Le linee che raccolgono lo sguardo si fanno moto e volume, costruiscono l’oggetto e lo disperdono, al tempo stesso, nell’infinito vuoto interno.Il movimento delle anfore in caduta non segue un’unica direzione ma la “massa” si muove quasi in circolo, in un discorso che deve ancora completarsi.
‒ Grazia Nuzzi
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