Union Flag: con una bandiera intrisa di sangue Santiago Sierra critica il colonialismo inglese

L’artista esporrà la controversa opera al Festival Dark Mofo, in Tasmania. Su internet artisti e musicisti di origine indigena protestano, vedendo nella sua richiesta di sangue nativo l’ennesimo sacrificio coloniale

Santiago Sierra vuole immergere una bandiera inglese nel sangue dei popoli oppressi dal colonialismo. Facciamo un passo indietro: l’artista spagnolo è stato invitato al festival artistico e musicale Dark Mofo che si terrà a giugno nella città di Hobart, in Tasmania (Australia). Per il suo contributo, Serra ha pianificato di esporre una bandiera britannica intrisa del sangue donato dalle comunità indigene oppresse dall’ex impero. Per completare l’opera, l’artista ha lanciato una open call in scadenza il 23 aprile aperta a tutti i membri delle cosiddette First Nation (cioè nativi) residenti in Australia e provenienti da territori colonizzati dagli inglesi, affinché segnalino il proprio interesse a partecipare all’opera. Tra questi, solo una persona estratta a sorte per ogni nazione colonizzata donerà il proprio sangue prendendo parte allo statement artistico.

IL CASO SIERRA. LA CRITICA SOCIALE

L’opera, che si chiamerà ironicamente ‘Union Flag’, vuole essere “una presa di consapevolezza del dolore e della distruzione portate dal colonialismo in tutte le comunità indigene, devastando intere culture e civiltà”, a detta dello stesso Sierra. “Il sangue degli indigeni”, ha specificato l’artista, “sarà mescolato in un catino di alluminio nel quale verrà immersa la bandiera inglese: la mia vuole essere – più che una critica specifica a un popolo – una riflessione sul sacrificio richiesto per far crescere stati e imperi. La mescolanza dei diversi tipi di sangue dei popoli delle First Nation è significativa in questo: il sangue è sempre sangue, è rosso e denso per tutti senza discriminazioni di razza o cultura”, ha enfatizzato Sierra. Per poi parlare del caso specifico degli aborigeni, e del particolare significato che ha il suo gesto in un luogo come l’isola della Tasmania: “Le popolazioni indigene dell’Australia hanno sofferto enormemente e violentemente per colpa del colonialismo britannico. Proprio in Tasmania la cosiddetta ‘Guerra Nera’ dei primi decenni dell’Ottocento ha avuto tale da causare la morte di quasi tutta la popolazione aborigena tasmaniana – un vero e proprio genocidio”. Questa attenzione per le ingiustizie sociali non è nuova all’opera di Sierra: nella Biennale di Venezia del 2003 aveva bloccato l’ingresso al padiglione della Spagna per tutti tranne che per gli spagnoli, mentre nel 2000 aveva assunto una persona per vivere dietro un muro del MoMA PS1 per due settimane – una dura critica all’abuso delle maestranze all’interno del mercato capitalistico.

Union Flag: la controversa opera di Santiago Sierra

Union Flag: la controversa opera di Santiago Sierra

LA POLEMICA 

La critica di Sierra non ha trovato però il supporto di larga parte della comunità indigena, sia per l’utilizzo tecnico del sangue dei popoli nativi sia per la richiesta letterale di un tributo: quando Dark Mofo ha pubblicato l’annuncio con il messaggio a caratteri cubitali “Vogliamo il vostro sangue”, Internet è esploso. I musicisti Kira Puru e Briggs, rispettivamente di discendenza Māori e Yorta Yorta, hanno criticato duramente la richiesta e l’annuncio. “Abbiamo già dato abbastanza sangue”, ha commentato Briggs su Instagram, e Puru ha aggiunto che la richiesta di Dark Mofo era “inaccettabile”, dicendo che “pensava davvero che questo particolare festival sarebbe stato migliore di così” e che “i bianchi sfruttano ancora il sangue dei popoli delle First Nation. State scherzando?”. “Come artista delle First Nation già esibitomi al vostro evento”, ha aggiunto il rapper e producer DRMNGNOW rivolto a Dark Mofo in un post sui social media “trovo disgustosamente inquietante che voi abbiate rilasciato questo messaggio per l’acquisizione di altro del nostro sangue versato. Per aiutare un artista bianco a usare il nostro sangue in nome dell’arte”. Alcune settimane più tardi il direttore creativo del festival Leigh Carmichael ha rilasciato una dichiarazione poi resa pubblica sulla pagina Facebook di Dark Mofo, scusandosi con tutta la comunità e revocando l’opera: “Abbiamo ascoltato la risposta della comunità alla Union Flag di Santiago Sierra. Alla fine il dolore che verrà causato dal procedere non ne vale la pena. Abbiamo commesso un errore e ci assumiamo la piena responsabilità. Il progetto verrà annullato. Ci scusiamo con tutte le persone delle Prime Nazioni per qualsiasi danno che è stato causato. Siamo spiacenti”, ha concluso.

        Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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