Le mascherine inquinano. Acqua Foundation con lo street artist Andrea Villa lancia il progetto Las
Un’azione eco-sostenibile per denunciare l’inquinamento ambientale causato dalle mascherine chirurgiche utilizzate per contrastare l’avanzata del Covid-19
Sebbene il massivo uso di mascherine chirurgiche aiutino a proteggersi dal famigerato Covid-19, il loro cattivo smaltimento e gli sprechi correlati, sta creando danni irreparabili all’ambiente e all’ecosistema marino. Un disastro ambientale preannunciato che, tuttavia, non ha ancora acceso alcun dibattito. Nasce con queste premesse Last Breath, progetto promosso dall’associazione Acqua Foundation con l’artista Andrea Villa, sostenuto da realtà come WWF Italia, Greenpeace Italia, Fridays 4 Future ed Extinction Rebellion. L’iniziativa intende sensibilizzare l’opinione pubblica creando un dialogo positivo sul giusto smaltimento dei dispositivi di sicurezza o la possibilità di crearne delle versioni riciclabili. In cosa consiste l’operazione? Il 16 aprile lo street artist ha posizionato sulla facciata di un palazzetto storico di Torino di proprietà dell’avvocato e collezionista Filippo Mollea Ceirano dei manifesti su tre pannelli The Breath. Questi, realizzati con una tecnologia avanzata, sono capaci di migliorare la qualità dell’aria grazie alla loro proprietà assorbente e l’impatto sull’ambiente è pari a zero.
LAST BREATH, PAROLA ALL’ARTISTA ANDREA VILLA
“Con il mio nuovo lavoro #maskpollution ho voluto porre l’accento su un problema che pochi stanno prendendo seriamente in considerazione: l’inquinamento dovuto dai dispositivi di prevenzione del Covid”, così racconta ad Artribune lo street artist Andrea Villa. “L’Ispra ha stimato per tutto il 2020 tra 160mila e 440mila tonnellate di dispositivi anti Covid-19 da trattare come spazzatura indifferenziata. Se solo l’1% delle mascherine utilizzate in un mese venisse smaltito in maniera non corretta, ci sarebbero 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente”. Cosa fare per rimediare? Possibile che non esistano dei dispositivi biodegradabili? “Esistono” continua l’artista, ci sono “in bioplastica, ma non vengono prodotti per problemi di costo. Ho creato dei manifesti con il tessuto “The Breath”, un tessuto prodotto in Italia che assorbe l’inquinamento, tema molto sentito nel mondo e a Torino, città più inquinata d’ Italia. Come artista voglio parlare di temi fondamentali in questo mondo che sta radicalmente cambiando. Come già detto a mezzo social dal vostro direttore, Massimiliano Tonelli, a furia di chiamarci fuori dalle questioni che interessano la collettività, ci autocondanniamo alla pochezza politica, civica e ahimè anche culturale. Auguriamoci che qui come altrove, la ripartenza post-pandemica suoni una utilissima sveglia. In questo periodo storico l’arte non può rimanere passiva ma deve agire, e non essere solo più un orpello avulso dal contesto reale”.
ACQUA FOUNDATION, TRA CONSAPEVOLEZZA E SENSIBILIZZAZIONE
Acqua Foundation è un’associazione filantropica che si occupa di preservare l’acqua e la sua governance a livello globale, entrando in collaborazione attiva con artisti italiani e internazionali. La mission di Acqua è volta a sensibilizzare e dare maggior consapevolezza all’opinione pubblica sulle questioni ambientali, dedicando un’attenzione particolare all’elemento idrico, primario e necessario e informando la comunità sulle questioni che riguardano l’acqua potabile, gli oceani e le soluzioni sostenibili per il futuro. In questo contesto il linguaggio artistico diventa una cassa di risonanza per coinvolgere un pubblico più ampio. Dopo aver partecipato a manifestazioni come Manifesta a Palermo, con un progetto site-specific dell’artista americano Michael Wang, la Fondazione ha presenziato un programma collaterale all’ultima Biennale di Venezia con un progetto firmato dall’artista Andreco. Quest’ultimo aveva realizzato per l’occasione delle bottiglie d’acqua d’artista in cartone riciclabile per combattere l’uso della plastica.
–Valentina Muzi
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