Collezionisti e pandemia. L’arte come cura. Intervista a Rebecca Russo
L’arte come antidoto, come vaccino ai tempi che corrono. E poi un programma di cura all’insegna dell’arte, una app e un cubo magico che contiene molteplici mostre fruibili sulla base dei bisogni soggettivi
Mentre tutta l’Italia riparte, il settore dell’arte continua con iniziative online e laddove possibile in presenza, all’aperto, in galleria e nei musei. A più di un anno dallo scoppio della emergenza sanitaria è lecito però tirare un bilancio anche per un mercato sofferente come quello dell’arte contemporanea, ma supportato dalla volontà delle gallerie e dall’impegno dei collezionisti. Con questo articolo, e con l’intervista alla collezionista e psicoterapeuta Rebecca Russo, anche Presidente della Fondazione Videoinsight, continua l’inchiesta di Artribune, cominciata con gli interventi di Giorgio Fasol, Patrizia Sandretto, Giuseppe Iannaccone, Vittorio Gaddi, Gemma Testa, che racconta come sono stati questi 12 mesi per i collezionisti dello Stivale.
Quali opere hai acquistato (se hai acquistato) durante il 2020 e perché? Attraverso quali canali?
Nel 2020 ho acquisito un’opera di Zehra Doğan, l’artista curda con cittadinanza turca, nota per essere stata arrestata e condannata per aver pubblicato sui social media un suo dipinto in cui raffigura la distruzione di Nusaybin dopo gli scontri tra le forze di sicurezza e gli insorti curdi. Si intitola “Neynik (Mirror)”, è un tappeto bruciato e dipinto che raffigura due creature femminili che si rispecchiano, unite da una coda di sirena, con un terzo occhio sulla fronte, simbolo dell’inconscio, della spiritualità. Ho scelto un neon dell’artista albanese Edson Luli. La frase luminosa Fake It Till You Make It trasmette energia, volontà, fiducia, convinzione, coraggio; contiene una profezia che si autoavvera: se desideri qualcosa, se credi nei tuoi sogni, otterrai ciò che vuoi, realizzerai ciò che speri, trasformerai la finzione e l’immaginazione in realtà. Ho scoperto queste opere attraverso la Prometeo Gallery di Ida Pisani.
Hai acquisito altre opere?
Sì, due dipinti a olio del giovane artista rumeno Cristian Avram. Il primo rappresenta la melanconia, il bisogno di un abbraccio, di un affetto, di un conforto, d’amore. Trasmette tenerezza, dolcezza, intimità. Invita al silenzio. L’opera mi scioglie, mi commuove. Il secondo evoca la noia, la solitudine, lo sconforto. Entrambi stimolano l’identificazione, rispecchiano profondamente i vissuti depressivi della contingente pandemia, oltre che condizioni eterne e universali. Ho selezionato un’opera dell’artista serbo Nebojša Despotović. Il dipinto rappresenta l’attesa, l’ambivalenza, la sospensione, la dilatazione del tempo, dello spazio e delle relazioni umane, ma anche la potenzialità del divenire, dell’ignoto, dell’estraneità, delle possibilità del futuro. Ho acquisito queste tre opere da Boccanera Gallery di Giorgia Lucchi Boccanera. Ho accolto, inoltre, la proposta di un Ritratto Fotografico da parte di Michael Clegg e Martin Guttmann. L’opera è stata mostrata in un’esibizione intitolata “Modernismo Italiano”, realizzata nella Galleria di Lia Rumma a Milano. Vengo ritratta con un cigno in braccio, un’altra opera d’arte tratta dalla Collezione Videoinsight®. La scena evoca il mito greco di Leda e il Cigno, soggetto di note pitture nella Storia dell’Arte. Tengo in braccio l’Arte, la sostengo, come Collezionista. Sono innamorata del mio cigno, sono innamorata dell’arte, mi prendo cura dell’arte.
Queste opere hanno un significato molto importante per te….
Le mie acquisizioni durante la pandemia sono state vaccini e antidolorifici di emergenza, rimedi naturali per la sopravvivenza. Colleziono per devozione, missione di vita, passione, sentimento, ispirazione, amore e libertà. Quando colleziono mi sento più viva, eterna. L’Arte preme su di me, mi raggiunge, per destino. L’opera che scelgo diventa un’estensione del mio essere. Ogni acquisizione è un atto spontaneo, deriva dalla mia storia personale, anticipa e causa eventi nel mio futuro, accende una rete di relazioni circolari. L’Arte definisce sempre la mia identità, mi rigenera, mi consola, mi salva. Lo slancio dell’acquisizione è un rituale magico, frutto di illuminazione e di levitazione interiore. Scelgo con l’intuizione opere che elevino e attivino consapevolezze. Ogni opera d’Arte della Collezione cela profezia, lungimiranza, anticipazione del futuro. La Collezione è storia scolpita, celebrazione della vita, un simbolico vaso terapeutico.
Cosa ti è mancato di più nel corso del 2020? (il rapporto con gli artisti, andare ai musei, andare alle fiere) e perché
La pandemia ha imposto una pausa, una sospensione. Ha messo in crisi schemi, routine e ruoli consolidati. Ha provocato un cambiamento, ha creato nuove potenzialità. La mancanza del contatto reale, del viaggio fisico, delle comunicazioni vis a vis nel sistema dell’arte, ha stimolato una relazione con l’Arte piú profonda, più intima, più lenta, più autentica, più soggettiva. Chi ama l’Arte si è aggrappato all’Arte ancor più fortemente, con motivazioni primarie, urgenti. L’Arte esiste e resiste, ti raggiunge comunque. La pandemia ha valorizzato la modalità on line. Nel 2020 la Fondazione Videoinsight® ha lanciato un “Programma di Emergenza Covid” on line, attraverso l’app Videoinsight® Art for Care, già creata nel 2018.
Cosa ti aspetti dall’arte del prossimo futuro?
Dall’Arte mi aspetto che continui a brillare, a sorprendere, in libertà. Nel 2021 la Fondazione Videoinsight® sta per lanciare presso il Centro Videoinsight® il nuovo format “Videoinsight® Cube” che permetterà l’esperienza fisica delle Mostre d’Arte “Videoinsight® Art for Care” evitando gli assembramenti. Ho ideato un cubo magico che contiene molteplici mostre fruibili sulla base dei bisogni soggettivi. Continuerò a divulgare Programmi di Cura attraverso l’arte contemporanea. La Fondazione ha una mission più che mai attuale: promuovere il benessere psicofisico della persona e della collettività attraverso l’arte contemporanea, introdurre opere d’arte nei contesti sociali per migliorare la qualità della vita, orientare le attitudini e i talenti, stimolare e riabilitare le risorse umane, attivare prese di consapevolezza, ai fini dell’evoluzione e della crescita.
Cosa butteresti dalla torre del mondo dell’arte pre Covid?
Il sistema dell’arte evolve. Ogni fase crea il percorso. Occorre guardare sempre avanti, valorizzando il passato, cogliendo le opportunità. Butterei dalla torre la fretta e la superficialità. L’Arte richiede tempo, profondità, gratitudine, umiltà.
–Santa Nastro
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