Gallerie d’Italia di Milano: in arrivo grande mostra sull’arte degli Anni Ottanta
Painting is back. Anni Ottanta, la pittura in Italia è la grande rassegna su un periodo di grande fermento per l’arte italiana, in mostra presso il museo di Intesa Sanpaolo. La racconta ad Artribune il curatore Luca Massimo Barbero in questa intervista.
Aprirà dal 2 giugno al 3 ottobre 2021 presso le Gallerie d’Italia in Piazza Scala – il museo di Intesa Sanpaolo a Milano – Painting is back. Anni Ottanta, la pittura in Italia, ricognizione di un decennio mitico e fervente per l’arte nostrana. A curarla, lo storico dell’arte Luca Massimo Barbero, nella nuova veste di Curatore Associato delle Collezioni di Arte Moderna e Contemporanea di Intesa Sanpaolo. Una mostra che racconta le numerose sfaccettature di questa specie di golden age dell’arte e riporta in auge tanti autori che nel tempo sono scomparsi dalle scene. Ma vuole, allo stesso tempo, raccogliere la ricchezza espressiva di quegli anni: nel percorso sono naturalmente rappresentati gli esponenti della Transavanguardia, ma anche artisti che si muovono in continuità con la generazione precedente, come Mario Schifano – presente con grandi tele inedite – o Salvo con i suoi paesaggi fatti di rovine vitali e palpitanti; ancora Franco Angeli, con un Notturno romano (1985-1988) di quasi due metri e Aldo Mondino, che evoca scenari di sapore antropologico e multietnico. Ci sono figure soliste, come Gino De Dominicis, Carol Rama e Enrico Baj, al quale è dedicata un’intera sala con quattro rari dipinti di collezione Intesa Sanpaolo accanto a Il mondo delle idee, una tela di 19 metri di lunghezza, dipinta a spray come un graffito contemporaneo. Painting is back. Anni Ottanta, la pittura in Italia proietta il visitatore in uno scenario sconfinato in cui la pittura non è l’unica protagonista. Basti pensare a Studio Azzurro, esponenti della multimedialità e presenti con la monumentale video-installazione IL NUOTATORE (va troppo spesso ad Heidelberg), datata 1984. Luca Massimo Barbero ci ha spiegato nei dettagli la storia del progetto in questa intervista.
Da quali intenzionalità parte una mostra così ampia sugli anni Ottanta? Necessità di approfondire e dare più spazio a questo particolare decennio o darne una nuova lettura, magari alla luce della contemporaneità?
La mostra nasce da una necessità curatoriale: guardando l’arte, soprattutto italiana, mi sono accorto che le nuove generazioni dipingono molto. Eppure, per una forma di curioso destino, nelle nostre istituzioni non è così facile vedere dipinti degli anni Ottanta. Questo periodo rappresenta forse l’ultimo grandissimo momento del “nuovo” italiano: la mostra è pensata quindi per le nuove generazioni, ma anche per mostrare dal vero alcuni di questi autori.
Qual è il concetto di pittura in questa mostra?
Sono partito da una frase di Gino De Dominicis che dice: “il disegno, la pittura e la scultura non sono forme di espressione tradizionali ma originarie. Quindi anche del futuro”. Significa che non sono di moda ma radicali. Per questo ho raccolto i protagonisti delle principali mostre di quel periodo e li ho messi in dialogo tra loro con degli “inciampi”, come dico di solito.
Ovvero?
Un paradosso è che la mostra sugli anni Ottanta incomincia con le opere del ’77 e del ’79. È straordinario vedere quanto poco duri questo decennio e quanto invece tutta una serie di artisti sia in piena maturazione già negli anni Settanta. In sintesi, questa mostra vuole essere una prima occasione per rivedere – in modo certamente non esaustivo – gli anni Ottanta. Esponiamo certe opere con la speranza che la mostra attiri attenzioni più, diciamo, “enciclopediche”.
La mostra si intitola Painting is back, ma non esporrà solo la pittura. Come mai?
Perché nello scenario dell’epoca accanto alla pittura ci sono i nuovi media. Sicuramente in Italia Studio Azzurro rappresenta l’esempio più rappresentativo di questo fenomeno. Vorrei che ogni opera e ogni ricerca fosse la finestra di un ipertesto, di un collegamento verso qualcos’altro.
Curiosamente, anche lo stesso significato di “ipertesto” si diffonde in quegli anni, introducendo per la prima volta il concetto di lettura reticolare e non più lineare come in passato.
Esatto, gli artisti hanno colto i nuovi accadimenti con una velocità impressionante. Painting is back non vuole essere una mostra sulla Transavaguardia, nonostante i suoi esponenti siano rappresentati. Espone anche figure a parte come Gino De Dominicis o Mario Merz; si tratta di una mostra “al di là delle scuderie” come si diceva proprio in quegli anni. Ho concepito questo percorso come un “ipertesto” proprio perché ci sono autori che sanno guardare al passato e al presente in contemporanea, come Ontani che cita le religioni orientali con la fotografia colorata e l’idea dell’esoterismo. E poi ci sono i nuovi pittori, come Ernesto Tatafiore, che fu uno dei massimi esponenti del Movimento Transavanguardia, oggi dimenticato.
Gli anni Ottanta sono stati non solo un periodo in cui si è affermato un linguaggio artistico italiano ben connotato, ma nel quale la produzione artistica contemporanea nostrana ha potuto farsi riconoscere anche oltreoceano. Come si collocano geograficamente gli artisti in questo periodo?
Una cosa molto interessante è che la pittura fondante di quel periodo non parte tanto dalle grandi città, bensì dai piccoli centri – sto pensando a Modena, Ravenna, Acireale – dove si incrociavano questi artisti, all’epoca ancora liberi poiché senza mercato, che arriverà poi drammatico e trionfante nel pieno degli anni Ottanta. Nell’85 Barilli farà la mostra Anni Ottanta, riassumendo un periodo che in quell’anno sarà già giunto alla piena maturità. Questa mostra cuce alcuni protagonisti di queste mostre, partendo dalla provincia italiana e arrivando agli Stati Uniti. Il New York Times scriveva nel 1982: “gli artisti italiani sono dappertutto”.
A proposito di italiani all’estero, è forse stato uno degli ultimi periodi in cui questo fenomeno si è verificato in modo così eclatante? Oggi ci sono sporadiche figure individuali, ma non si è più parlato di “italiani” in senso collettivo…
Io penso che gli anni Ottanta – più che dell’edonismo – siano stati l’apice delle grandi teorie di condivisione di gruppo e di unione. Poi è subentrato il concetto di individualismo. Vorrei far capire che la pittura italiana di quel periodo è stata l’ultimo grande momento di gruppo e identità, un fatto totalmente riconosciuto negli altri paesi. È stato un laboratorio-Italia molto interessante, ricco e molto amato all’estero.
Con questa mostra inaugura ufficialmente il suo ruolo di Curatore Associato delle Collezioni di Arte Moderna e Contemporanea di Intesa Sanpaolo. Quali sono i suoi programmi e le intenzionalità?
Per me è un onore ma anche un grande piacere. Il mio desiderio più grande è far dialogare le opere, penso che una collezione non sia assolutamente statica e non debba diventarlo. Lo sguardo è quello di uno storico dell’arte e curatore con una forte necessità: quella di far tornare a vedere le opere dal vivo, il prima possibile.
Ci può dare qualche anticipazione?
Al momento non ho programmi specifici, devo ancora immergermi all’interno delle collezioni. Ma sono sicuro che questa prima mostra presso Gallerie d’Italia darà vita a degli approfondimenti, con un grande sguardo sull’arte italiana: abbiamo una qualità straordinaria ed è il momento di avanzare con le cronologie per valorizzare i nostri artisti.
– Giulia Ronchi
PAINTING IS BACK. Anni Ottanta, la pittura in Italia
A cura di Luca Massimo Barbero
2 giugno – 3 ottobre 2021
Gallerie d’Italia – Piazza Scala, Milano
https://www.gallerieditalia.com/
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