Morto a 95 anni Jean Dupuy, artista francese pioniere di arte e tecnologia
Ha iniziato a Parigi come pittore, ma New York ha cambiato per sempre la direzione della sua ricerca. Dupuy è stato uno dei più creativi sperimentatori di arte e tecnologia, vicino alla corrente Fluxus. Oltre al suo ruolo di artista, è stato organizzatore numerosi eventi e performance.
È morto il 4 aprile 2021 all’età di 95 anni a Nizza l’artista francese Jean Dupuy, pioniere della sperimentazione della tecnologia nell’arte. Dupuy, diplomato all’École des beaux-arts de Paris, comincia il suo percorso dedicandosi totalmente alla pittura e realizzando dipinti figurativi. Dopo aver esposto in varie gallerie di Parigi e essere entrato in contatto con gli artisti di spicco dell’epoca (Jean Degottex, Françoise Janicot, Yves Klein, Georges Mathieu e altri), la sua ricerca cambia radicalmente nel 1967, in seguito al suo trasferimento dalla Francia a New York.
Jean Dupuy, Cone Pyramid (Hearts beats dust) from Loevenbruck on Vimeo.
JEAN DUPUY, NEW YORK E LA SPERIMENTAZIONE TRA ARTE E TECNOLOGIA
È nel 1968 che Dupuy realizza una delle opere ancora oggi più note della sua carriera, Cone Pyramid (Hearts beats dust): su una superficie elastica è posato del pigmento rosso, illuminato da un fascio di luce dello stesso colore che crea l’illusione l’idea della figura solida del cono. Sotto la superficie un altoparlante, collegato a uno stetoscopio elettronico, produce il suono del battito cardiaco, che fa sobbalzare la superficie elastica e il suo pigmento a ritmo del cuore (nel video sopra). L’opera conquistò la critica, vincendo il concorso indetto da Experiments in Art and Technology, guidato da Robert Rauschenberg e Billy Klüver. Venne esposta al MoMA di New York, nell’ambito della mostra The Machine as Seen at the End of the Mechanical Age curata da Pontus Hultén. Fu in seguito acquistata dalla gallerista Ileana Sonnabend, che invitò Dupuy a entrare a far parte della sua scuderia (ci rimarrà fino al 1973). All’inizio degli anni ’70 iniziò a esporre in mostre collettive assieme ad altri artisti di New York. Jean Dupuy, tuttavia, è stato anche organizzatore di eventi artistici: il suo loft, al 405 East 13th Street, divenne teatro di performance e serate di sapore situazionista a cui partecipavano in tantissimi. Dagli anni ’80 ha partecipato alle principali mostre del movimento Fluxus.
JEAN DUPUY E L’ARTE DELL’ANAGRAMMA
Nel 1984 lascia New York e torna nuovamente in Francia, stabilendosi nell’entroterra di Nizza. In questo anno scrive Ypudu, Anagrammiste, il suo primo libro di anagrammi. L’anagramma entra anche all’interno della sua ricerca artistica, con giochi di parole scritti su tele e vari oggetti. Le sue opere fanno oggi parte di importanti collezioni come il Centre Pompidou di Parigi, il MAMAC di Nizza, The Barnes Foundation di New York, The Lannan Foundation di Miami e la Fondazione Bonotto di Vincenza. Numerosi sono stati i suoi viaggi in Italia: tra il 1988 e il 1991 ha trascorso sei mesi in residenza a Verona e sulle rive del Lago di Garda con il mecenate, collezionista ed editore Francesco Conz che ha prodotto, curato e venduto numerosi pezzi. Nel 1990 ha partecipato alla mostra Pianofortissimo di Fondazione Mudima a Milano e alla Biennale di Venezia. Sempre in Italia, ha esposto più volte – dal 1992 al 2017 – in mostre collettive e personali assieme alla galleria La Giarina Arte Contemporanea di Verona.
– Giulia Ronchi
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