Dal cibo alla scultura. Luca Trevisani in mostra a Genova
La galleria Pinksummer di Genova ospita le opere di Luca Trevisani: una ricerca che parte dal cibo per riflettere su forma e funzione.
In bocca è una mostra dai tempi lunghi, dilatati. Quelli che servono per trasformare il cibo in scultura, ma anche quelli dei fossili, “un grumo di materia mal digerita, mai assimilata, vomitata nel mondo”, fermata attraverso una metamorfosi. Negli spazi della galleria Pinksummer di Genova Luca Trevisani (Verona, 1979) presenta due serie di lavori, con un allestimento che richiama continuamente e volutamente l’idea di collezione ed esposizione nei suoi significati storici, che ripensa il museo di scienze naturali trasformandolo in qualcosa di simile alla ricerca dell’effimero che troviamo in un artista come Paul Thek.
LA MOSTRA DI LUCA TREVISANI A GENOVA
Nella sala sono così disposti frutti e verdure di stagione, svuotati ed essiccati, esposti all’interno di teche con un piccolo supporto in oro a sorreggerli, per comporre forme e ritmi anche sotto la superficie, dove è possibile trovare quell’energia “dissacrante e disperata” di cui l’artista parla in un’intervista (che è poi anche il comunicato stampa della mostra). Sono oggetti che si presentano come ciotole, anche se defunzionalizzate, mirabilia affascinanti ma anche cariche di riferimenti che vanno dalle collezioni di Charles e Ray Eames alle installazioni di Zoe Leonard, solo apparentemente decorative appunto nel loro affrontare l’idea di tempo.
Alle pareti, invece, quelli che erano gli avanzi dei pasti sono diventati carte, supporti su cui i limoni hanno lasciato le loro tracce, uniche figure riconoscibili impresse grazie all’acido. Gesti nati da semplici esperienze e diventati modalità per attivare la materia, scritture automatiche che arrivano alla forma mantenendo tracce di memoria quotidiana.
IL METODO DI LUCA TREVISANI
“Non metafore, ma esempi”, per usare le parole di Trevisani, questi lavori condividono una processualità e un metodo, nascono dalla pratica, anche da una certa attitudine ludica, ma trovano nella costruzione del progetto la loro dimensione. Come una ricetta, sono un modo per osservare e ricostruire la materia, mantenendo l’energia viva sotto gli aspetti più decorativi: non dimentichiamo che, come scriveva Bruno Munari in Da cosa nasce cosa, “qualunque libro di cucina è un libro di metodologia progettuale”. Bellissima coincidenza che questi vegetali essiccati siano apparsi per la prima volta lo scorso anno, come omaggio a Munari, su una cartolina/multiplo realizzata per le celebrazioni del suo compleanno, su invito, nell’ottobre 2010, di Lisa Andreani e Simona Squadrito per il loro progetto REPLICA.
Ora con In bocca la dimensione espositiva restituisce tutta la complessità di questi anni di progetti e processi, fatti di set di regole ed esercizi manuali (e immaginifici), di sfide alla forma e al tempo.
‒ Marco Scotti
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