Nuove urbanizzazioni: il programma della Triennale di Bruges 2021
Nella bella città belga che negli ultimi anni ha avviato un processo di autonarrazione attraverso la cultura è in programma una triennale che fa appello all'immaginazione, al contesto urbano e alla sua bellezza, così come all’idea di soprannaturale
Dopo la Triennale “liquida” dell’edizione 2018, dall’8 maggio al 24 ottobre 2021 Bruges ospiterà la terza edizione della rassegna che, per quanto giovane, si sta affermando fra le più interessanti del Nordeuropa. 13 fra artisti e architetti dialogheranno con la città “invadendola” con installazioni temporanee nel centro storico, classificato Patrimonio dell’Umanità. Titolo del 2021 è TraumA, spostando l’attenzione degli artisti verso le dimensioni nascoste della città e dei suoi abitanti.
TRAUMA: LA TRIENNALE DI BRUGES
Si tratta di un gioco di parole concettuale fra i termini Traum (sogno) e Trauma: il primo suggerito dall’idea di andare oltre gli aspetti più ovvi e monumentali della città, indagandone gli angoli più nascosti e intimi, estrapolandone quindi l’anima sognatrice. Dall’altro lato, “turbando” questa dimensione intima, si scatena il “trauma” artistico che sovverte l’ordine e apre nuovi orizzonti percettivi. Una Biennale, quindi, che come spiegano i curatori Till-Holger Borchert, Santiago De Waele, Michel Dewilde e Els Wuyts, fa appello all’immaginazione, al contesto urbano e alla sua bellezza, così come all’idea di soprannaturale così radicato nella cultura nordica antica. Una celebrazione della versatilità della città di Bruges, fra pubblico e privato, fra sogno e incubo, ma anche una riflessione sulle possibilità di nuovi concetti urbanistici, all’insegna dell’equilibrio con l’ambiente.
GLI ARTISTI DELLA TRIENNALE DI BRUGES
Tredici artisti, dal Belgio e dai cinque continenti, in bilico fra arte e architettura, sogno e realtà. Il messicano Héctor Zamora interagisce con il giardino della Gezellehuis, per il quale ha ideato un intervento attorno a un grande albero, un pino austriaco, che gli ha ricordato il ceibo (un albero tropicale tipico della giungla amazzonica), che ha voluto rivestire di un significato sacro, anche nell’ottica di sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma della distruzione della foresta brasiliana. Una foresta che spunta simbolicamente anche a Bruges, memoria delle saghe nordiche, ma anche simbolo di un ecosistema fortemente integrato. Più legata all’architettura e all’idea del mondo interiore, l’installazione Colonnade del belga Gijs Van Vaerenbergh, pensata per il parco Baron Ruzette e che traduce un concetto site-specific in un’esperienza estetica senza tempo: un padiglione composto da una serie di colonne intrecciate che creano uno spazio labirintico in cui i visitatori possono perdersi. Selezionati per la Biennale, fra gli altri, anche il brasiliano Henrique Oliveira, la belga Nadia Naveau e la statunitense Amanda Browder. Le installazioni temporanee sono integrate da una mostra collettiva nella Poortersloge, che presenta circa 40 sculture, foto, disegni, dipinti e video di artisti nazionali e internazionali, fra cui Willem Boel, Joëlle Dubois, Ana Torfs e Anne-Mie Van Kerckhoven.
– Niccolò Lucarelli
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