Blackout Book #1. La mostra di NABA su Artribune

Da oggi 5 maggio, ogni mercoledì per un totale di quattro settimane. Sono le date di “Blackout Book”, la mostra quadripartita che NABA ha ideato in collaborazione con Artribune. Dove i protagonisti sono, oltre ai selezionatori internazionali, gli artisti e il CSD – Critical Studies Department, uno spazio sperimentale di ricerca ideato dagli studenti, che hanno coordinato il progetto e redatto i testi. Si comincia con i 12 artisti selezionati da Ana Dević.

Alla fine degli Anni Settanta, Nanni Balestrini concepì l’idea di una sorta di opera per voce sola, in collaborazione con Demetrio Stratos, il cantante della mitica band Area e la voce del movimento di contestazione di quel decennio. Il poemetto – che doveva combinare frammenti di cronaca tratti dal racconto del blackout di 25 ore che gettò, nel ’77, la città di New York nel panico – fu pensato come un’azione poetica suddivisa in quattro capitoli narrativi. Poi la scomparsa immatura di Stratos e l’esilio di Balestrini posero fine al progetto. Era il 7 aprile 1979 quando lo Stato italiano diede origine alla repressione sistematica della grande ondata creativa e rivoluzionaria degli Anni Settanta. Blackout non è solo l’improvvisa e momentanea interruzione della luce, ma è la cesura, il blocco temporale che sospende tutte le promesse del passato per aprire un incerto futuro.
Ispirata all’omonima opera di Nanni Balestrini, artista, scrittore e poeta, più volte negli anni ospite di lezioni, conferenze e progetti del Dipartimento Arti Visive di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, Blackout Book è una mostra-libro nata da un’idea di Marco Scotini e Andris Brinkmanis che cerca di fare i conti con un’altra sospensione del tempo come è quella che stiamo vivendo. Il progetto coinvolge curatori e artisti del Biennio Specialistico in Arti visive e Studi Curatoriali e del Triennio in Pittura e Arti Visive di NABA dei campus di Milano e Roma, assieme a rappresentanti della faculty, nel cercare di re-immaginare temi e aree di ricerca che hanno caratterizzato negli anni il dipartimento, quali ecologia, archivio, genere ecc.
Blackout Book, un formato espositivo come libro che, attraverso una corrispondenza tra impaginazione spaziale e temporale della struttura quadripartita del poemetto in sezioni (o lasse poetico-narrative), è suddiviso in quattro episodi espositivi, pubblicati su Artribune, che ripensano alla produzione artistica attraverso alcuni vettori interdisciplinari e cross-culturali: la memoria e l’archivio, la storia e le narrative femministe e postcoloniali, l’ecologia e la dimensione sociale. Gli artisti sono stati selezionati da curatori internazionali che compongono la faculty come Ana Dević (What, How & for Whom/WHW), Pierre Bal-Blanc, Carol Yinghua Lu & Liu Ding, insieme a Marco Scotini, NABA Visual Arts Department Head.
Il coordinamento e i testi sono a cura di CSD – Critical Studies Department, un dipartimento fittizio, uno spazio sperimentale di ricerca ideato dagli studenti del Biennio Specialistico in Arti visive e Studi Curatoriali durante il primo lockdown. Si tratta di un esperimento nato dalla voglia di collaborare e trasformare la realtà, creando nuove possibili alternative.

GAIA DE MEGNI

Gaia De Megni, Il mito dell’eroe, 2021, video, 9'52''. Photo Lorenzo Basili, costume designer Beatrice Grandetti

Gaia De Megni, Il mito dell’eroe, 2021, video, 9’52”. Photo Lorenzo Basili, costume designer Beatrice Grandetti

Gaia De Megni frammenta l’immaginario collettivo storicizzato e lo sovrappone al personale vissuto, generando un archivio fatto di memoria e layer di interpretazione. Attraverso la sua produzione artistica, ricerca la monumentalizzazione delle immagini, della parola citata, scritta e ascoltata. Mescola i linguaggi e ne fa sintesi. La sua pratica in continua evoluzione ora guarda alla mitologia, ai corpi e alla performance, creando una mimesi tra finzione e realtà.

– Agnese Politi

Gaia De Megni è nata a Santa Margherita Ligure nel 1993 e sta concludendo il Biennio Specialistico in Arti visive e Studi Curatoriali in NABA presso il campus di Milano.

AMBRA CASTAGNETTI

Ambra Castagnetti, Balalaika, 2021, ceramic, metal glaze, 20 x 20 x 100 cm. Courtesy Galerie Rolando Anselmi

Ambra Castagnetti, Balalaika, 2021, ceramic, metal glaze, 20 x 20 x 100 cm. Courtesy Galerie Rolando Anselmi

Se è vero che ogni lotta è una lotta per la riparazione (Franz Fanon), questo non significa che il compito delle stesse sia ricostruire un mondo ormai finito. Se riparare significa lasciare la possibilità di sopravvivenza a ciò che non è ancora stato spazzato via, allora potremmo definirlo un atto di cura. Le sculture di Ambra Castagnetti non sono un ripristino, piuttosto l’attribuzione di una dignità a testimoni antropomorfi dell’ambiente che ci circonda. Ecosistemi in interrelazione, memorie organiche in contemplazione.

– Arnold Braho

Ambra Castagnetti è nata a Genova nel 1993. Dopo la laurea in Antropologia, ha concluso il Triennio in Pittura e Arti Visive nel 2020.

CRISTIANO CORBUCCI

Cristiano Corbucci incentra la sua ricerca sulle resistenze e i cortocircuiti nella quotidianità. Un ruolo fondamentale è svolto dalla cucina – spazio domestico di incontri e rivoluzioni – che l’artista porta fuori dall’abitazione con l’ausilio di piattaforme mobili e modulari che permettono la modellazione continua dei luoghi che la ospitano. La cucina, funzionale in ogni sua parte, è innestata in spazi espositivi non convenzionali e diventa una matrice che permette nel tempo la creazione di molteplici eventi.

– Katia Mosconi

Cristiano Corbucci è nato ad Assisi nel 1994. Ha concluso il Biennio Specialistico in Arti visive e Studi Curatoriali presso il campus di Milano nel 2021.

MARIKA VITRANI

Marika Vitrani, 255, azione installativa site specific, carta velina fucsia, dimensioni variabili, 2020

Marika Vitrani, 255, azione installativa site specific, carta velina fucsia, dimensioni variabili, 2020

La ricerca artistica di Marika Vitrani parte dal negativo fotografico e lo studio funzionale della luce, ovvero la ricerca di quell’immagine “in potenza” ancora non visibile o “iscritta” ma contenuta nella pellicola. Nelle sue opere, parole e simboli si fondono creando un linguaggio comprensibile universalmente, che viene quindi scardinato dai limiti della lingua. Fondamentale è anche l’uso del colore, che altera la percezione visiva della realtà e mira a una comprensione più alta, attraverso le sensazioni.

– Giulia Tortora

Marika Vitrani è nata a Milano nel 1999. Attualmente è iscritta al terzo anno del Triennio in Pittura e Arti Visive presso il campus NABA di Milano.

BARBARA DE VETERIS

Barbara De Veteris, Malata, 2020, videoproiezione, dimensioni variabili

Barbara De Veteris, Malata, 2020, videoproiezione, dimensioni variabili

Scardinare la visione comune di ciò che definiamo ‘storia’ significa inserire all’interno dei meccanismi capaci di ribaltare, invertire, ricostruire determinati fenomeni, restituendo alla narrazione generalizzata le memorie che quella stessa storia ha emarginato. Riconsegnarle, per Barbara De Veteris, equivale a produrre uno scarto attraverso dispositivi lessico-temporali, tessendo discorsività in grado di riallacciare la memoria intima con quella collettiva, producendo così nuovo senso mediante le sue operazioni.

– Arnold Braho

Barbara De Veteris è nata ad Altamura nel 2000. Attualmente frequenta il secondo anno del Triennio in Pittura e Visive presso il campus NABA di Milano.

NAZAR STRELYAEV

Nazar Strelyaev, Retrograde, 2020, olio su tela, 60 x 80 cm

Nazar Strelyaev, Retrograde, 2020, olio su tela, 60 x 80 cm

Nazar Strelyaev custodisce un archivio personale dedicato al raccoglimento di documenti del nonno, propedeutici alla costruzione di un aerostato sovietico. Nonostante il progetto sopravviva solo su carta, l’artista sceglie di trasporre il dirigibile sulla superficie pittorica, così che possa finalmente sorgere nel cielo di uno spazio immaginifico. Nazar Strelyaev compie una scelta artistica rivolta verso il passato, privilegiando la figurazione e la tecnica dell’olio su tela.

– Giulia Profeti

Nazar Strelyaev è nato a Kharkov, in Ucraina, nel 1998. Attualmente è iscritto al secondo anno del Biennio Specialistico in Arti visive e Studi Curatoriali presso il campus NABA di Milano.

IVAN BEDESCHI

Ivan Bedeschi, Sulla condizione manicomiale, 2021, carboncino, collage e cemento su tela, 100x70 cm

Ivan Bedeschi, Sulla condizione manicomiale, 2021, carboncino, collage e cemento su tela, 100×70 cm

Le azioni di Ivan Bedeschi sono precise e affilate. È una “disciplina negativa”: disobbedire, cancellare, ricostruire. Le immagini assemblate traggono dal reale: la storia, le istituzioni e il mondo politico. Una politica che si fa sulle strade, composta da persone e relazioni. Il testo diventa una struttura di supporto al disegno che è la matrice del tema compositivo. I livelli di lettura si approfondiscono in funzione di possibili vie di fuga. Il desiderio è aprire nuovi spazi di consapevolezza sulla propria condizione sociale, rivendicando la possibilità di “decolonizzare” lo sguardo nei confronti dell’egemonia capitalista.

– Valentina Bonsignore Zanghi

Ivan Bedeschi è nato a Vimercate nel 1994. Attualmente sta concludendo il Biennio Specialistico in Arti visive e Studi Curatoriali presso il campus NABA di Milano.

ISABELLA ZANON

Isabella Zanon, ALMA, 2019, fotografie, 50 x 70 cm

Isabella Zanon, ALMA, 2019, fotografie, 50 x 70 cm

Isabella Zanon indaga il concetto di identità mediante un processo di auto-rappresentazione e auto-narrazione. L’obiettivo è quello di catturare l’immaginario che la soggettività femminile pone su se stessa. La ricerca fotografica del volto e l’utilizzo della parola come espressioni per raccontare l’universo della donna sono i punti cardine su cui ruota il suo lavoro. L’intento dell’artista è quello di affrancarsi dal dominio di uno sguardo patriarcale e consumistico.

– Francesca Grossi

Isabella Zanon è nata a Milano nel 1995. Attualmente è iscritta al terzo anno del Triennio in Pittura e Arti Visive presso il campus NABA di Milano.

ELEONORA DEL BENE

Eleonora Del Bene, Abecedario, 2019, mixed media su abecedario, cm 25 x 18 ciascuno

Eleonora Del Bene, Abecedario, 2019, mixed media su abecedario, cm 25 x 18 ciascuno

La produzione artistica di Eleonora Del Bene è eclettica e, spesso, priva di firma. L’assenza del nome proprio è colmata dalla presenza del corpo, quello infantile dell’artista che dialoga con una soggettività trasformata. Un rapporto che indaga la metamorfosi del linguaggio attraverso la fotografia, il collage e il video. Un diario visuale, le cui asserzioni divengono genesi di nuovi abecedari, rinnovati caratteri e sintassi formale: tutti sintomi di un processo di emancipazione a contatto con il mondo.

– Vittoria Mascellaro

Eleonora Del Bene è nata negli Stati Uniti nel 2000; attualmente è iscritta al 2 anno del Triennio in Pittura e Arti Visive presso il campus NABA di Roma.

REBECCA MOMOLI

Rebecca Momoli, Catena Nuziale (Protettore Predatore), 2021, oro 18k, 2 x 1 x 0,2 cm

Rebecca Momoli, Catena Nuziale (Protettore Predatore), 2021, oro 18k, 2 x 1 x 0,2 cm

Rebecca Momoli è artista visiva e poetessa. Interessata alla creazione di un immaginario proprio attraverso una sperimentazione estetica e politica, la sua ricerca esplora e denuncia le disuguaglianze di genere, così come le violenze verso le soggettività femminili, che segnano le società di impronta patriarcale. La sua pratica, delineata da contrapposizioni potenti e strettamente interconnessa all’attivismo, indaga la dimensione soppressa e rimossa della sofferenza a partire dalla sua propria esperienza.

– Gabriella Kolandra

Rebecca Momoli è nata a Castelfranco Veneto nel 2000. Attualmente è iscritta al secondo anno del Triennio in Pittura e Arti Visive presso il campus NABA di Milano.

TERENTIS ANTONIOU

Terentis Antoniou, Unsent love letters, 2020, serie da 5, installazione, carta lucido e inchiostro nero, 12 x 18 cm

Terentis Antoniou, Unsent love letters, 2020, serie da 5, installazione, carta lucido e inchiostro nero, 12 x 18 cm

La ricerca artistica di Terentis Antoniou riflette sulla realtà empirica, sulle dimensioni di spazio e tempo e sulla concatenazione tra gli eventi. L’artista si serve di installazioni per visualizzare la relazione entropica fra oggetti naturali e artificiali, di lettere mai inviate e dialoghi celebri trascritti in codice morse per smascherare il dualismo tra causa ed effetto. Terentis Antoniou indaga un caos che tende alla costruzione di un nuovo ordine sconvolgendo quello passato.

– Giulia Profeti

Terentis Antoniou è nata a Limassol, Cipro, nel 2000. Attualmente è iscritta al terzo anno del Triennio in Pittura e Arti Visive presso il campus NABA di Milano.

LIINA ILONA SÄRKKÖ

Liina Ilona Särkkö, Sa Vi Naa Ma Ri, 2019, argilla, audio loop, 35 x 20 x 20 cm

Liina Ilona Särkkö, Sa Vi Naa Ma Ri, 2019, argilla, audio loop, 35 x 20 x 20 cm

La ricerca artistica di Liina Ilona Särkkö muove dalla pittura e dall’installazione fino alle più recenti esperienze con il video, con una particolare attenzione a temi legati alla natura e alle sue origini finlandesi. I suoi lavori, che spesso indagano questioni femministe a partire dall’identità di genere, propongono una riflessione sull’importante ruolo che la cultura, così come la lingua scritta e parlata, rivestono nella costruzione della nostra soggettività, sociale, precaria e collettiva.

– Martina Nardi

Liina Ilona Särkkö è nata a Helsinki nel 1993. Ha concluso il Triennio in Pittura e Arti Visive presso il campus NABA di Milano.

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Ana Dević

Ana Dević

Ana Dević, curatrice di base a Zagabria, è parte del collettivo curatoriale What, How and from Whom/WHW e fondato nel 1999 tra Zagabria, Vienna e Berlino con Ivet Ćurlin, Nataša Ilić, Sabina Sabolović e Dejan Kršić. Dal 2003 WHW ha…

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