Lame contro i pregiudizi di genere. Mostra di Ruben Montini a Milano
A Milano inaugura il secondo spazio di Prometeo Gallery di Ida Pisani, sempre nel distretto di Lambrate. E lo fa con il solo show di Ruben Montini. Si intitola “Lame” ed è allestito fino al 16 giugno.
Il personale è sempre politico. Ruben Montini (Oristano, 1986) si serve della propria esperienza per dare un contributo culturale alla situazione odierna. Così Lame (2021), il lavoro che dà il titolo alla mostra, una serie di 49 opere su tela, è un inventario di insulti omofobi italiani declinati nelle varie forme dialettali, di cui molti conoscono il suono sin da bambini. L’eleganza sontuosa delle composizioni di broccato sardo, pizzi, velluti e altre stoffe, cucite su tela, è disturbata dalle parole ritagliate in organza di seta rossa. Attraverso il ricamo, l’artista sviluppa un processo meditativo volto alla ricognizione del sé. Solo quando sappiamo chi siamo possiamo lottare per i nostri diritti. Da qui la scelta di creare un discorso comunitario, quello della comunità LGBTQ+, attraverso le opere di Nicolò Bruno, del duo Prinz Gholam e di Karol Radzisewski. Scene di omo-affettività che scardinano l’idea radicata dell’omosessuale come sessuomane.
MONTINI E GLI STEREOTIPI DI GENERE
La lotta contro gli stereotipi eteronormativi prosegue nei ritratti delle performance Frocio (2009) e Se non uccide fortifica (2020). L’impegno politico è quanto mai evidente. Montini si serve del proprio corpo per incarnare la critica alle istituzioni italiane. “Una patria che non ti tutela è come una madre che non ti accetta”, ripete l’artista. Così Un figlio imprevisto racconta le aspettative di sua mamma durante la gravidanza. Il desiderio infranto di vivere una situazione “normale” si materializza nel vuoto della sagoma bianca al centro del dipinto.
L’ARTE DI RUBEN MONTINI
Montini interroga l’invisibilità e la modella attraverso le sue opere. Scompare il suo corpo in Did you ever fall in love again? (2019), avvolto in uno strato di pluriball, così come l’immagine dell’uomo intervistato nel video proiettato al piano di sotto. Un racconto drastico che rivela una verità scomoda. Audace, tagliente e provocante, il lavoro di Ruben Montini non lascia spazio all’immaginazione. Nella lotta per i diritti alle pari opportunità, essere rispettati diventa un’urgenza.
‒ Vittoria Mascellaro
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