Galleria Continua “À bras ouverts” con Daniel Buren e JR. A Parigi
Dopo i lavori di ristrutturazione, lo spazio espositivo del Marais rivela le tracce del suo recente passato. In mostra opere di Buren, Pascal Marthine Tayou, Kader Attia e JR
Fino al 19 giugno, la Galleria Continua riaccoglie nella sede di Parigi il pubblico À bras ouverts (A braccia aperte), partecipando alla Gallery Week e inaugurando alcune sale della nuova sede, in collaborazione con MBL Architects. Lo spazio espositivo, sin dall’apertura, alimenta il senso di curiosità e di scoperta nel suo pubblico, proponendo al visitatore-acquirente l’esperienza di un ambiente sempre diverso, che investe non solo le opere ma l’intera superficie allestitiva.
LA RISTRUTTURAZIONE DELLO SPAZIO AL MARAIS
In occasione di una recente ristrutturazione, tutte le strutture di stoccaggio e dei controsoffitti sono state infatti rimosse, portando alla luce lo scheletro dell’architettura e mettendo a nudo le cicatrici e le tracce del passato dell’edificio. Le sale dei piani superiori e del sottosuolo, attualmente chiuse, saranno anch’esse gradualmente svelate, lasciando al pubblico il compito di cogliere e interpretare i segni dello spazio che li circonda. Il lavoro sulla memoria del luogo è, dunque, lasciato visibile e gli artisti, inseriti all’interno di questa stratificazione storica, hanno la possibilità di interrogare l’ambiente rivelandone i tratti culturali che lo hanno interessato.
DA DANIEL BUREN A JR
In tal senso, il lavoro di Daniel Buren Del colore della materia (1989) mette in discussione la trasparenza dell’opera, lasciando intravedere la parete e sovrapponendo due ricordi simultanei. Anche la libanese Etel Adnan, da diversi anni residente in Francia, usa i suoi arazzi o ‘‘tappeti murali’’ come forza agitatrice e creatrice di un’atmosfera familiare. La collisione e l’incontro di repertori ed orizzonti estetici diversi è testimoniata, invece, da due opere di Kader Attia, Sombre joie (2017) e Dé-construire Ré-inventer (2012), e di Chen Zhen con Mémoire 4 (1989) e Les Textes de la lumière / La Lumière des textes (1992). La mostra è testimone anche di uno degli aspetti che maggiormente marcano la nostra epoca contemporanea, interessata più che mai dal fenomeno migratorio, in una società in cui l’accoglienza e l’abbraccio possono avere significati antitetici: quello di caldo conforto o di trappola tagliente. La stessa superficie di Lampedusa (2015) di Pascale Marthine Tayou, così attraente e sensuale nello splendere delle biglie colorate, è duplice nella sua interpretazione. Lentamente, si trasforma nel mare tempestoso in cui uomini e donne cercano di raggiungere la sponda europea del Mediterraneo imbattendosi in un tragico destino. La serie Crossings (2013) di Leila Alaoui esplora, invece, l’esperienza migratoria della comunità subsahariana, dando risalto ai volti e ai corpi che personificano il trauma collettivo e gettando su di essi uno sguardo umanista.
STRATIFICAZIONI AD ARTE
JR interpreta tale dualismo attraverso il suo lavoro svolto nel 2014 a Ellis Island, caratterizzato da una ricerca volta a rintracciare la storia di quest’isola al largo di New York che, tra il 1892 e il 1954, ha accolto dodici milioni di immigrati. L’artista le restituisce una dimensione umana, come simbolo della storia delle migrazioni moderne, popolandola con i percorsi di tutte quelle persone che un tempo l’hanno attraversata. In galleria, l’effetto di questa complessa stratificazione di segni, simboli, opere e significati è alleggerito e sdrammatizzato dalla particolare presentazione, con tanto di cartellini-didascalie dal cartoncino fluo, come se ci si trovasse all’interno di un negozio di articoli cinesi.
-Arianna Piccolo
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