Il pellegrino dalle braccia di tempera. Mostra di Andrea Barzaghi a Milano e Torino
Unisce Milano e Torino la mostra “in due tempi” di Andrea Barzaghi. Una riflessione sulla distanza e il contatto attraverso il linguaggio della pittura.
Milano-Torino è un progetto pensato e sviluppato in due luoghi e in due tempi: la prima mostra, curata da Stefania Margiacchi, ha inaugurato l’8 aprile 2021 a Milano, nella sede della redazione di Forme Uniche per il progetto Emporio Centrale di Giuseppe Amedeo Arnesano. Per questa occasione l’artista Andrea Barzaghi (Monza, 1988) ha realizzato un lavoro site specific che rielabora l’anatomia del “braccio” quale unità di distanza o avvicinamento e la sua metafora quale collegamento tra il momento iniziale dello studio e la stabilità progettuale finale. La seconda mostra, in corso a Torino nella peculiare sede di Société Interludio – ambizioso progetto di casa-galleria dove quotidianamente traspare la ricerca espositiva e culturale di Margiacchi – propone un corpus inedito di opere, sempre dell’artista monzese e sempre orientate al medesimo tema, che si basano sull’idea e sulla tecnica di “pittura espansa” e “tridimensionale”.
LA MOSTRA DI BARZAGHI A MILANO
Partiamo dall’inizio: andata/Milano. Città dove vive l’artista e sede della redazione di Forme Uniche. Un ufficio definito da Margiacchi “luogo nomade e condiviso”, stazione perfetta per ospitare il momento di ricerca dell’artista; il fermento delle idee brulicanti che, pur nella loro primigenia confusione e nella loro continua migrazione, custodiscono la consapevolezza di fissarsi presto nella materia. È qui che cominciano a emergere dalle pareti, seguendo traiettorie parallele fluttuanti, gli arti dipinti da Barzaghi: misura approssimativa di lunghezza e quindi unità di percezione della distanza; ma anche sintesi della gestualità e monito di direzione; ipotesi di tutte le traiettorie possibili. “Sono truciolati che nascono nella composizione bi-dimensionale del disegno e della pittura”, spiega Margiacchi, “che poi si staccano dalla superficie della tela per aprirsi nella terza dimensione, lasciando la funzione di fine diventando mezzo: non è più una lotta nell’intento di riprodurre il tempo (come nella pratica pittorica) ma diventa necessariamente arte del tempo”.
LA MOSTRA DI BARZAGHI A TORINO
Giungiamo a destinazione: ritorno/Torino. “Ritorno” perché è Société Interludio la galleria di riferimento dell’artista, seguito da anni dalla curatrice senese in una continua concertazione di mostre, testi ed eventi a lui dedicati. L’installazione Braccia, che accoglie i visitatori all’entrata dello spazio espositivo, persevera nell’intervento tridimensionale della pittura: quasi dei bassorilievi trasposti e oscillanti, in aperto dialogo e in desiderio di contatto con gli arti dell’opera milanese. Il movimento disordinato e fibrillatorio del primo pensiero si accorda infine a un andamento circolare, a un assetto armonico frutto di una maturazione stilistica e culturale – non a caso si ripete questa parola: “cultura” è proprio ciò che non manca mai nelle esposizioni di Société, commisurate con emotività e apparati critici competenti – cui approda Barzaghi come un pellegrino dalle braccia di tempera (così potrebbe parafrasarlo Enrico Brizzi). Nel secondo ambiente espositivo, Pittore con autoritratto rappresenta il cuore della stazione, il culmine di ogni vettore: l’artista al centro della discussione sociale e intellettuale.
UNIRE MILANO E TORINO
La mostra è un’occasione accolta con coraggio – non è infatti di lettura immediata: richiede un approfondimento che debelli qualsiasi superficialità – di congiunzione tra due delle città dell’arte contemporanea per eccellenza, Milano e Torino: “Si apre un orizzonte dove l’opera d’arte è connettore di spostamento e congiunzione: Milano-Torino adesso distano poco più di 260.000 braccia tra di loro e sono vagoni, e sono vettori in movimento e nel movimento permettono di spostare anche l’arte, bene non necessario ma di utile sociale”.
– Federica Maria Giallombardo
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