Il grande gioco. La mostra su Anna Paparatti a Roma
Attiva come artista, performer e animatrice culturale, Anna Paparatti è stata una delle figure più vivaci della Roma degli Anni Sessanta e Settanta. A renderle omaggio è la mostra ospite di Edd Art, a cura di Alessio de’ Navasques.
Entrare ne Il grande gioco vuol dire rivivere la vita di Anna Paparatti attraverso il suo sguardo, in un’atmosfera priva di inutili diktat e animata da un profondo senso di libertà e anticonformismo. La mostra include opere – alcune delle quali inedite ‒ di artisti del calibro di Toti Scialoja, Renato Mambor, Cy Twombly e Pino Pascali, a testimonianza di tutti quei rapporti amicali e di tutti gli incontri che hanno animato la vita della nota artista.
Ed è proprio da uno dei suoi primi dipinti che trae ispirazione il titolo della mostra, alludendo a quella dimensione ludica che ha sempre contraddistinto il suo temperamento, capace di svelare l’essenza più veritiera del reale.
ANNA PAPARATTI A ROMA
Al centro dello spazio campeggia un tavolo che raccoglie una selezione di fotografie e documenti dell’archivio Paparatti, passando dagli scatti con l’amico fraterno Pino Pascali, all’immagine che li ritrae nel foyer del Teatro dei Satiri poco prima di Mysteries and Small Pieces, fino all’immagine nella quale indossa il celebre abito realizzato per lei da Jannis Kounellis e sua moglie Efi, diventando così una vera e propria opera vivente in occasione della mostra alla storica Galleria La Tartaruga.
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Anna Paparatti, Il Gioco del Nonsenso, 1963, tempera su tela antica, cm 40×28,5. Photo Giorgio Benni
LA MODA E ANNA PAPARATTI
Parlare di abbigliamento non è inusuale in una mostra in cui arte e moda si trovano a viaggiare parallelamente. D’altronde siamo a cavallo degli Anni Sessanta e l’abito assume un ruolo fondamentale per esprimersi, uno strumento che la stessa artista decide di usare in piena libertà tant’è che “l’apparato vestimentario diventa un medium artistico, transfer di un processo maieutico rivelatore dell’io dell’artista, indispensabile nei progetti performativi come mezzo di trasformazione ed escapismo”, come sottolinea il curatore nel testo critico che accompagna la mostra.
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Valentina Muzi
Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…