Etruschi in chiave contemporanea. La mostra di Evgeny Antufiev a Roma
L’artista russo classe 1986 mette in scena al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma un originale dialogo con l’antico. Fra memorie del passato e suggestioni Anni Ottanta.
“L’arte è come un puzzle: per ottenere il risultato tutti i pezzi devono combaciare”. Così spiega Evgeny Antufiev, classe 1986, singolare figura di artista russo appassionato di archeologia e collezionista di reperti provenienti da varie culture, delle quali studia simbologie e materiali. Antufiev ama l’Italia e i suoi musei: le sue ricerche lo hanno portato a esporre al Museo Salinas di Palermo nel 2018, durante Manifesta, in un originale corpo a corpo con l’arte della Magna Grecia.
LA MOSTRA DI ANTUFIEV A ROMA
Tre anni dopo è la volta del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, dove l’11 giugno si è aperta la sua personale Dead Nations, Eternal version, curata da Marina Dacci e Svetlana Marich. In questa occasione Antufiev ha scelto di confrontarsi sia con la spettacolare villa cinquecentesca costruita nel 1555 per papa Giulio III Ciocchi del Monte, nota al mondo della cultura per il fatto di ospitare il Premio Strega, sia con la misteriosa civiltà degli etruschi, protagonista del grandioso museo voluto nel 1889 dall’archeologo e politico Felice Bernabei, considerato oggi il più importante al mondo, con una collezione di 60000 oggetti.
Antufiev ha costruito il percorso in due momenti separati, all’esterno e all’interno dell’edificio: l’opera iniziale è un obelisco in travertino collocato nell’esedra del cortile, in asse con l’ingresso, che presenta una serie di simboli e animali intagliati. Un omaggio a Roma e all’unione tra le due anime del luogo, etrusca e rinascimentale, e ideale punto di partenza dell’itinerario espositivo, che prosegue nell’emiciclo, con una piccola fontana a mascherone dove scorre acqua corrente, fino al vaso in terracotta al centro del Ninfeo, che dialoga con i corpi delle cariatidi, a evocare l’accoglienza del mondo femminile.
ANTUFIEV E GLI ETRUSCHI
Il viaggio simbolico prosegue all’interno, in un’ala del museo dove sono conservati i reperti funerari etruschi provenienti da alcune collezioni private, tra le quali quella del filosofo Athanasius Kirchner. Qui l’artista ha scelto la chiave del mimetismo, aggiungendo in ogni teca un oggetto ispirato all’immaginario funerario etrusco, che ha prodotto oggetti di grande raffinatezza, che potrebbero aver ispirato anche alcune sculture di Alberto Giacometti.
“I piccoli interventi nelle teche non interrompono le raccolte storiche” ‒ spiega Marina Dacci – “e Antufiev reinterpreta gli oggetti ‒ originariamente creati per scopi funzionali e decorativi ‒ trasformando la visione di un manufatto in un’opera d’arte”. Molte le sorprese, sempre perfettamente integrate con il contesto, talmente tanto da non apparire subito riconoscibili.
LE OPERE DI ANTUFIEV
Si tratta in prevalenza di fusioni in bronzo a cera persa, arricchite in alcuni casi da frammenti di ambra grezza, con risultati che combinano archetipi simbolici con bestiari fantastici. Il gran finale è una sala museale ricoperta di fili d’oro, che rimanda alla memoria dell’artista cresciuto negli Anni Ottanta, tra supereroi e discoteche. La mitologia disco si combina con una sorta di wunderkammer museale, con vetrine a forma di obelisco piene di oggetti dall’evidente contenuto simbolico: una sorta di dépendance del museo dove il passato incontra il futuro, in un ambiente fantastico tra Star Trek e archeologia. Qui il puzzle di Antufiev si conclude, in una celebrazione dei riti funerari etruschi riletti in chiave contemporanea, dimostrando ancora una volta la capacità dell’artista di comprendere l’attualità attraverso la celebrazione dell’antico.
‒ Ludovico Pratesi
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