Plasticità della pittura. La mostra di Stanislao Di Giugno a Napoli
Stanislao Di Giugno è in mostra alla galleria Tiziana Di Caro con una serie di opere che toccano il limite estremo della pittura.
Intesa come evasione dalla realtà, come rifinitura tra pianelle, come contrappuntismo polifonico d’ambito musicale e anche come sottilissima lingua di colore che appare tra due accostamenti cromatici, la fuga è, nell’ultima personale presentata da Stanislao Di Giugno (Roma, 1969) alla galleria Tiziana Di Caro, un luogo fisico e metaforico mediante il quale riflettere sul limite estremo della pittura.
Con 31 fughe e alcuni dettagli Di Giugno ci riporta nel mondo magico dell’astrazione (sotto alcuni aspetti questo suo recente e sofisticato lavoro fa pensare ai cremosi concretismi di Sophie Taeuber-Arp), tra le parole di Wilhelm Worringer, del Worringer di Astrazione e empatia più esattamente: “Mentre l’impulso di empatia è condizionato da un felice rapporto di panteistica fiducia tra l’uomo e i fenomeni del mondo esterno, l’impulso all’astrazione è conseguenza di una grande inquietudine interiore provata dall’uomo di fronte ad essi […]”.
LA MOSTRA DI STANISLAO DI GIUGNO
Accanto a una serie di splendide tele 150×100 cm, in mostra sfilano anche dei lavori di piccolo formato (sono tutti 40×30 cm) che indicano, nell’economia fisiologica dell’artista (va detto che Di Giugno ha realizzato 27 tele in questo formato durante uno dei lockdown), una sorta di taccuino su cui esercitare quotidiane pressioni temporali. Giustapposizione cromatica, straordinaria plasticità della pittura e rigoroso spostamento linguistico dal reale a un perimetro visivo astrattiforme, dove è possibile assaporare tutta una serie di velature e di stratificazioni, sono, di questo nuovo racconto formulato da Stanislao Di Giugno, alcune linee guida che tracciano e cancellano una fila di segni eleganti, elegantissimi.
LE OPERE DI STANISLAO DI GIUGNO
In questo memorabile apparecchio espositivo, ci sono inoltre, di tanto in tanto, dei lavori che l’artista chiama “dettagli”: si tratta di profilati in ferro zincato le cui estremità sono tagliate a quarantacinque gradi (un primo lavoro di questa serie è stato realizzato da Di Giugno in occasione del progetto Insieme, curato da Gianni Politi a Roma, sulle Mura Aureliane), quasi a indicare il lato di una cornice esplosa nello spazio e lavorato con un acrilico laccato, a tratti levigato per far trasparire il respiro morbido della pittura. La mostra è accompagnata dal testo critico di Davide Ferri.
‒ Antonello Tolve
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