Beirut ieri e oggi. Le due mostre di Studio la Città a Verona
La galleria Studio la Città di Verona rende omaggio a Beirut con un bis di mostre. Accostando pratiche artistiche contemporanee e la fotografia di Gabriele Basilico.
La mostra collettiva I am one acquainted with the night e la retrospettiva Omaggio a Gabriele Basilico costituiscono un’unità armonicamente connessa e un sentito tributo storico-artistico alla città di Beirut da parte della galleria Studio la Città, in collaborazione con la galleria Tanit di Beirut e la gallerista Naila Kettaneh Kunigk.
La connessione fra i due eventi espositivi traccia un parallelo ideale fra la guerra civile del 1975-1991, la successiva guerra breve, o “guerra del Libano” del 2006, conflitto durato soltanto 34 giorni, e il disastro causato dall’esplosione al porto di Beirut del 2020. Evento accidentale quest’ultimo, provocato dall’incendio di un container che ospitava materiale combustibile, ma in grado di lasciare nel popolo libanese la sensazione di un destino ineluttabile.
15 ARTISTI E IL LIBANO
Gli artisti riuniti dalla collettiva, attraverso lavori che ritraggono atmosfere cupe, in toni drammatici ma soprattutto disincantati, disegnano il corpo martoriato di una terra perennemente in lotta, luogo di confine e teatro di migrazioni, contrasti d’interesse e inconciliabili diversità. Le opere di Adel Abidin, Shirin Abu Shaqra, Sadik Kwaish Alfraji, Abed Al Kadiri, Nadim Asfar, Jean Boghossian, Roy Dib, Simone Fattal, Chafa Ghaddar, Gilbert Hage, Rania Matar, Randa Mirza, Kevork Mourad, Ghassan Zard, Cynthia Zaven lasciano però emergere la consapevolezza della luce, che pur dal buio ha origine, essendo quest’ultimo mescolanza e unione di tutti i colori dello spettro, e che pur da esso è destinata a rinascere.
Il concetto è perfettamente esemplificato dall’intervento di Abed Al Kadiri, appartenente alla serie Nyctophilia, esposta alla galleria Tanit proprio durante il terribile incidente dell’agosto scorso, che causò la distruzione della galleria, recentemente ricostruita.
GABRIELE BASILICO E IL VOLTO SFIGURATO DI BEIRUT
Gabriele Basilico si reca quattro volte a Beirut: nel 1991, su incarico della Fondazione Hariri, con altri cinque fotografi internazionali, per documentare il centro della città in rovina dopo la fine della guerra, e successivamente nel 2003, 2008 e 2011, quando ritrarrà l’alienazione dei luoghi riedificati, che hanno smarrito completamente la loro sembianza originaria e stratificazione storica. Il suo sguardo oggettivo e volutamente imparziale accarezza le superfici sventrate delle case, la ramificazione deserta delle vie ormai spopolate, permettendo a esse di parlare e di raccontarsi, esprimendo appieno la propria sofferenza.
Dalla prima spedizione, dai suoi appunti di viaggio, Tanino Musso, inviato RAI al seguito di Basilico, trarrà il cortometraggio Beyrouth Centre Ville, proiettato anch’esso in mostra, a testimonianza dello spirito della missione.
‒ Maria Palladino
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