Damien Hirst torna all’attacco con i pois. 10mila opere uniche fisiche e digitali
I diecimila pezzi su carta sono accompagnati da un'opera d'arte digitale allegata a un NFT. Ma attenzione: se ne può scegliere solo uno
Diecimila opere uniche, anche se a vederle non si direbbe: i cartoncini a pois sono tutti della stessa dimensione, realizzati con lo stesso materiale e progettati per essere visivamente simili. Questo rende certo difficile scegliere cosa acquistare, come anche dedurne il valore intrinseco: proprio lo scopo dell’autore, l’eclettico artista Damien Hirst, per il suo ultimo pezzo The Currency – “La Valuta”. Hirst ha concepito un lotto di opere d’arte che potrebbero teoricamente funzionare come una moneta a sé stante, in forma fisica o in digitale con un cartellino di autenticità NFT, o Non Fungible Token. “Si dice spesso che il denaro corrompe l’arte“, sottolinea Joe Hage, il fondatore del gruppo artistico Heni che rappresenta l’artista, “ma questo è un tentativo dell’arte di corrompere il denaro“. Tutto è iniziato nel 2016, quando Hirst ha deciso di fare un enorme pezzo concettuale: ha iniziato a lavorare in forma fisica per due anni, poi è venuto a conoscenza dell’esistenza degli NFT, “contratti intelligenti” digitali basati sulla tecnologia blockchain, e l’opera è cambiata.
DAMIEN HIRST: L’OPERA NFT
Conoscere gli NFT, nati nel 2012, ha completamente alterato il progetto, facendolo diventare un’opera a doppio binario. Le 10 mila opere d’arte, firmate, datate, titolate e lanciate il 14 luglio al prezzo di duemila dollari l’una, possono essere ora acquistate in forma digitale con Ether, Bitcoin o dollari, e successivamente riscattate in forma fisica. Questo il processo d’acquisto: si compra in forma digitale sul sito di Hage entro la prima settimana dal lancio, poi, verso la fine di luglio, si riceve l’NFT dell’opera e si apre la compravendita su questo sito e su Niftys, il primo mercato online per questi token. “Il punto“, ricorda Hage, “era creare arte che fosse scambiata abbastanza liberamente, in un ambiente relativamente privo di attriti, che avesse un valore noto a tutti“. Ma come si ottiene l’opera fisica? Trascorsi due mesi, il proprietario del codice può scegliere di riscattare l’NFT come opera d’arte fisica o tenersi l’arte digitale e il relativo codice: solo una versione delle due può essere tenuta, l’altra sarà distrutta. Dopo un anno, Hirst esporrà le opere d’arte non reclamate e infine le distruggerà.
DAMIEN HIRST: L’ASTA SOTHEBY’S 2008
Per Hirst il possesso, l’acquisto e il commercio fanno parte dell’opera d’arte, e chi vi partecipa, è anche partecipe dell’opera. Questa non è la prima volta che l’artista e imprenditore inglese sperimenta nuovi modi di interagire con il mondo dei collezionisti e il mercato dell’arte in generale (celebre la mega-vendita da Sotheby’s nello stesso giorno del fallimento della Lehmann Brothers). Adesso il tema è quello di bypassare i costi delle case d’asta, ampliando il bacino dei collezionisti. Se i dipinti Spot di Hirst – sempre a pois, suo leitmotiv storico – sono generalmente molto costosi da acquistare e relativamente difficili e costosi da vendere tramite case e rivenditori, i proprietari delle opere di The Currency saranno in grado di acquistare e vendere iterazioni digitali e fisiche pagando una royalty del 5%. Chi segue l’art market potrebbe a questo punto chiedersi: ma gli NFT non erano in sofferenza? “A Damien non interessa“, ha chiosato Hage.
– Giulia Giaume
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati