Il rapporto fra Dante e Beatrice in una mostra a Roma
Il Museo Barracco di Roma ospita la mostra curata da Alessandra Mammì e ispirata alla “Vita Nova” di Dante Alighieri. Una collettiva in cui dieci artisti contemporanee rileggono il capolavoro dantesco alla luce del XXI secolo.
Non è cosa frequente che le mostre collettive legate a un tema siano del tutto riuscite: spesso accade invece che qualcuno degli artisti, invitato a realizzare un’opera per l’occasione, prenda la situazione con poco entusiasmo, oppure che il suo interesse per l’argomento non sia così forte. E il risultato appare quindi squilibrato, con un dialogo tra opere di intensità e fattura diseguali, tanto più quando la sede espositiva non è un museo d’arte contemporanea ma un edificio storicamente connotato.
LA VITA NOVA DI DANTE ISPIRA 10 ARTISTE CONTEMPORANEE
Ma ci sono delle eccezioni, e la mostra La Vita Nova. L’amore in Dante nello sguardo di 10 artiste, curata da Alessandra Mammì e prodotta dal Centro Studi Roccantica, è senz’altro una di queste, anche per la felice scelta della sede, il piccolo e prezioso Museo Barracco, dove le opere delle artiste di diverse generazioni hanno dato vita a interessanti e non scontati dialoghi non solo con il testo dantesco, ma anche con i reperti archeologici conservati nel museo.
“Abbiamo invitato le artiste a lavorare sulla stessa edizione della ‘Vita Nova’, in maniera da garantire la massima coerenza possibile tra di loro”, spiega la curatrice. In effetti, le tematiche legate alla Vita Nova, che nella sua dimensione sentimentale e autobiografica si pone come una sorta di paradigma del rapporto tra uomo e donna in epoca medievale, corrispondono alla sensibilità delle artiste contemporanee, che hanno sviluppato elementi diversi del poema.
DANTE TRASFERITO A PALERMO E IN INDIA
Lo scorrere del tempo e il suo incedere frammentato è l’oggetto del lavoro di Micol Assaël, una sorta di diario dell’artista tra viaggi e quotidiano, mentre Letizia Battaglia trasferisce l’incontro tra Dante e Beatrice nella Palermo contemporanea, in un dialogo tra dramma e visione di notevole tensione narrativa.
Elisabetta Benassi colloca in una delle vetrine del museo l’edizione della Vita Nuova con la frase “Ti chiami Beatrice? Questo libro è per te”, dando vita a una performance che conferisce al libro il valore di un dono, inteso in senso sia fisico che concettuale. Il gioco tra parola e immagine viene interpretato dalla poetessa Patrizia Cavalli attraverso alcuni pannelli che dialogano con il dipinto di Sabina Mirri, in una sorta di rêverie che lega idealmente il Medio Evo alle parolibere futuriste.
Uno degli interventi più complessi e stimolanti è quello di Marzia Migliora, che propone tre grandi disegni dove il numero 9, che ricorre nel testo dantesco, viene interpretato attraverso i frutti coltivati dalle donne contadine indiane sostenute dall’organizzazione Navdanya, che propone modelli di agricoltura sostenibile.
DANTE E BEATRICE SECONDO FIORONI E MONTESSORI
All’ingresso del museo accoglie i visitatori il dipinto su carta di Marta dell’Angelo dal forte contenuto simbolico, mentre nella sala egizia i piccoli ovali di Giosetta Fioroni interpretano il rapporto uomo-donna in maniera sottile. Rä di Martino proietta il dialogo tra Dante e Beatrice, trasformati in profili dorati, in una dimensione cosmica e lunare, mentre il delicato leporello di Elisa Montessori muta le parole di Beatrice in immagini antiche e smaltate, in una sorta di codice miniato contemporaneo.
Un’iniziativa di indubbia qualità , promossa in maniera corretta e puntuale dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, a dimostrazione del fatto che i versi di Dante Alighieri possono offrire ancora molte chiavi per interpretare il nostro tempo.
– Ludovico Pratesi
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