Performance, disegno e installazione. La mostra di Prinz Gholam a Roma
Il duo artistico Prinz Gholam partecipa al programma triennale di Angel Moya Garcia per il Mattatoio di Testaccio con la mostra “While Being Other”. Un mix di installazioni, disegni e interventi performativi.
Il Mattatoio continua a indagare e approfondire tutte quelle ricerche artistiche che intrecciano le pratiche performative, sovvertendo la classica idea di mostra per prediligere una modalità più dinamica e libera del fare e del fruire l’arte. Questo è uno dei cardini del programma triennale di Angel Moya Garcia, Dispositivi Sensibili, a cui oggi partecipa anche il duo artistico Prinz Gholam con While Being Other. Ma qual è la loro ricerca e come si articola la mostra all’interno del Padiglione 9B del Mattatoio di Roma?
L’IDENTITÀ DI PRINZ GHOLAM
Prinz Gholam è un duo artistico composto da Wolfgang Prinz e Michel Gholam, vincitori del Premio Roma Villa Massimo 2020/2021. Entrambi sviluppano da vent’anni una pratica performativa che intende porre l’attenzione sul gesto, o meglio, i gesti del corpo che reinterpretano i più eterogenei riferimenti culturali. Qualche esempio? Si passa dai dipinti antichi alle sculture, dall’arte contemporanea ai film, fino alle immagini dei media. I loro lavori sono realizzati per lo più in luoghi storicamente rilevanti come musei, siti storici e archeologici, ma anche in spazi pubblici. Insomma, il tono tribale dei gesti sottili, delicati e coreografati è accentuato dall’uso costante delle maschere indossate dai due performer.
La ricerca indaga il progressivo e passivo abbandono della propria cultura per cercare di assumere quella dominante, ritenuta migliore, portando così alla perdita di molte – o anche, di tutte! ‒ le caratteristiche culturali che rendevano un gruppo distinguibile.
LA MOSTRA AL MATTATOIO
Nel progetto espositivo del Padiglione 9B del Mattatoio di Testaccio, gli artisti espandono la loro ricerca sulla percezione del sé e del corpo come assunti culturali attraverso performance, oggetti e disegni di grandi dimensioni. Su questi tratti si muovono decisi e veloci, con nuance che si alternano dalle più calde alle più fredde. Le figure rappresentate si dispongono su diversi piani, in un turbinio di gesti, posture ed espressioni, esasperate dal tratto più o meno marcato. Le grandi opere a muro possono definirsi come grandi diapositive di quelle performance che hanno animato ‒ e animeranno per tutta la durata della mostra ‒ il corridoio centrale del Padiglione di Testaccio. Infine, una grande e variegata installazione comprende tante piccole maschere che invadono le pareti angolari dello spazio espositivo. Volti di tre quarti, di profilo e con sorrisi accennati o senza alcun tipo di espressione costellano l’area finale del Mattatoio quasi a formare una grande scia nella quale il pubblico si perde nei dettagli.
‒ Valentina Muzi
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