Arte contemporanea ai Giochi a Tokyo. Dall’Olympic Agora a Casa Italia la cultura celebra lo sport
In occasione dei XXXII Giochi Olimpici – in corso fino al prossimo 8 agosto – è stato inaugurato a Tokyo uno speciale hub, un’agorà con installazioni artistiche che celebrano il rapporto tra sport e cultura. L’arte contemporanea è la quintessenza anche di Casa Italia, ritiro degli atleti azzurri concepito come una Wunderkammer…
Per la prima volta da quando è scoppiata la pandemia, in tutto in mondo in questi giorni si parla di qualcosa di diverso rispetto a virus e restrizioni, donandoci una sorta di ritorno alla normalità all’insegna dei valori dello sport. Le Olimpiadi di Tokyo – che avrebbero dovuto tenersi nel 2020 – stanno appassionando milioni di persone in tutto il pianeta, rappresentando anche un’occasione di riflessione di tipo culturale. Ed è proprio questo aspetto “umanistico” dello sport – e delle Olimpiadi in particolare – a essere protagonista di un progetto appena inaugurato a Tokyo, l’Olympic Agora, hub culturale che occupa tutto lo storico quartiere Nihonbashi con installazioni scultoree e multimediali firmate da artisti internazionali.
L’OLYMPIC AGORA A TOKYO
L’Olympic Agora, la prima nel suo genere, certifica l’aspetto culturale dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, attraverso una scultura permanente e site specific dell’artista Xavier Veilhan (che ha rappresentato la Francia alla Biennale Arte di Venezia 2017), The Audience, composta da cinque figure umane a grandezza naturale di varie età, generi e nazionalità. “La scultura è un omaggio al pubblico dei Giochi Olimpici, andando oltre le imprese sportive che di solito vengono celebrate e focalizzando l’attenzione su figure non eroiche”, spiega l’artista. “Quest’anno in particolare, il pubblico è un po’ la stella mancante dei Giochi Olimpici. ‘The Audience’ non è solo il titolo dell’opera, ma è anche la sintesi della situazione attuale che tutti stiamo vivendo”. Oltre a quella di Veilhan, l’Olympic Agora accoglie tra le altre l’installazione fotografica di Rinko Kawauchi e le installazioni multimediali di Makoto Tojiki e di Moment Factory. “L’Olympic Agora”, ha dichiarato il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach, “è una fantastica dimostrazione di come, nella comunità olimpica, si fondono sport e cultura, che è una delle missioni che ci ha dato il nostro fondatore Pierre de Coubertin e che affonda le sue radici nei giochi antichi di 3000 anni fa”.
SPORT E ARTE. CASA ITALIA A TOKYO
Come già accaduto per le Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, per le Olimpiadi invernali di Pyeongchang in Corea del Sud nel 2018 e per i Mondiali di Sci a Cortina d’Ampezzo tenutisi lo scorso febbraio, anche a Tokyo il ritiro che accoglie gli atleti italiani è una sorta di museo d’arte contemporanea e design, con un progetto a cura della galleria d’arte romana Ex Elettrofonica di Benedetta Acciari e Beatrice Bertini. Casa Italia a Tokyo è all’insegna del tema Mirabilia: il senso di “meraviglia”, così come la intendevano Platone e Aristotele, interpretato come “sensazione autentica che ci consente di entrare – per qualche istante magico – in uno stato di empatia con il tutto”, spiegano gli organizzatori. La stessa meraviglia che proviamo noi occidentali quando ci approcciamo alla cultura giapponese, e quella provata dai giapponesi quando si approcciano alla cultura del nostro Paese. Mirabilia inoltre è un riferimento alle Wunderkammer, ovvero le stanze delle meraviglie in cui, tra Cinque e Settecento, i collezionisti riunivano pezzi d’arte e oggetti naturali, tutti accomunati dalla capacità di suscitare stupore. The Kihinkan – Takanawa Manor House, ovvero la sede di Casa Italia, incarna questa indole già a partire dalla sua architettura, simile a quella delle case europee di fine ‘800 inizio ‘900, con una teoria di stanze che accolgono opere di Bonotto, Alberto Garutti, Elisa Sighicelli, Goldschmied & Chiari, Ornaghi e Prestinari, Adelaide Cioni, Matteo Nasini, Luca Bertolo, Giuseppe Gallo, Elena Mazzi, Giuseppe de Mattia, Loris Cecchini, Luca Trevisani, Flavio Favelli, Pietro Ruffo. E poi gli oggetti di design progettati dai fratelli Campana, Jacopo Foggini e Franceso Binfarrè per Edra, da Matteo Thun per Ethimo, da Jaime Hayon per Bosa, da Patricia Urquiola per Glasitalia, e poi le creazioni di Hillsideout, Michele Balestra, Tokujin Yoshioka, Nipa Doshi e Jonathan Levien, Miguel Arruda per Slamp, Silvia Stella Osella, Gio Tirotto, Leftover. E infine, una campana acustica diffonde l’audio di una poesia di Erri de Luca, Considero Valore.
– Desirée Maida
https://tokyo2020.coni.it
www.exelettrofonica.com
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