Natura, ambiente, gioco e scultura nella mostra di Iginio Iurilli a Monopoli

Il Castello Carlo V di Monopoli ospita la personale di Iginio Iurilli a cura di Lorenzo Canova. Un percorso alla scoperta dello scultore e della sua poetica, fra tradizione e sperimentazione.

Si intitola La forma del colore la personale di Iginio Iurilli (Gioia del Colle, 1943) allestita al Castello Carlo V di Monopoli. L’esposizione, con la sua gemella a Conversano negli spazi della Galleria Cattedrale (questa a cura di Carmelo Cipriani), ripercorre l’opera e la carriera del maestro, tracciando una linea nei temi e nei percorsi fondamentali del suo lavoro.
In primis il tema dell’ambiente e il genius loci, nello specifico il ricco e prolifico paesaggio pugliese dal quale l’artista trae forme biomorfe (meduse, rose di mare) che si fanno scultura, anche utilizzando materiali inediti come la polvere di quarzo. O il grande riccio viola che nella versione di Monopoli appare scomposto sulla parete dolorosamente trafitta, in un atto quasi di rivalsa della natura sull’uomo.

Iginio Iurilli, La forma del colore. Installation view at Castello Carlo V, Monopoli 2021. Photo Marino Colucci

Iginio Iurilli, La forma del colore. Installation view at Castello Carlo V, Monopoli 2021. Photo Marino Colucci

DAL GIOCO ALL’ULTIMA CENA

Ma c’è anche il gioco, che si traduce – per un artista che non ha mai avuto paura di sperimentare con i materiali tornando alle forme più elementari – nel grande Cubo Scenico che accoglie i visitatori all’ingresso della mostra, una sorta di porta spaziotemporale in cui perdersi, ma anche una gabbia difensiva che protegge chi vi entra dalle cerbottane in carta colorata che Iurilli ha intrappolato tra le maglie in ferro. E ancora le cose povere, il condividere, che si traducono in un grande tema classico della storia dell’arte, L’ultima cena, opera raffinatissima del 2009 già presentata a Roma nel complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande, una mise en scene che racconta il dopo, a cose fatte: sul desco, pagnotte nere carbonizzate e una serie di piatti in terracotta che riportano sovrimpressa una lisca di pesce. E, in un attimo, il dramma cristologico si è già compiuto. Ciò che resta è una tavola non ancora sparecchiata. Ciò che deve accadere è già scritto nella storia.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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