Dipingere l’anima. Rosario Vicidomini in mostra a Roma
Un corpus di intensi dipinti, un artista in fase di rapida evoluzione. Ai pezzi centrati sull’indagine tridimensionale vengono affiancate due tele di impostazione differente nella mostra allestita presso lo Spazio Curva Pura.
S’intitola Fino ad ora il bel volume che accompagna Rosario Vicidomini (Salerno, 1986) in questa sua personale romana. Il titolo è azzeccatissimo. In effetti l’artista è in fase di rapida evoluzione, verosimilmente in un momento cruciale del suo percorso.
Di lui si ricordano in particolare dei dipinti in cui ritraeva ciottoli, isolandoli e indagandone liricamente la volumetria. Qui Vicidomini si direziona altrove: vuole dipingere senza filtri l’anima (il volto soprattutto) e i suoi sommovimenti. Lo fa con intensità. Solo che, un po’ a sorpresa, i pezzi più felici e meno masticati sono quelli in cui viene meno la propensione per l’indagine tridimensionale. Due tele in cui Vicidomini, orientandosi verso un’inattesa bidimensionalità, sembra guardare a Matisse, invece che a Cézanne e a Jenny Saville.
Una sorta di enantiodromia, di “corsa all’opposto” che, viste le premesse, potrebbe portarlo in tempi brevi a risultati ragguardevoli.
‒ Pericle Guaglianone
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