Una mostra sui segreti del quotidiano da Luce Gallery a Torino
L'artista newyorchese Mosie Romney assume le vesti di curatrice e impagina una mostra che è come una seduta psicoanalitica. Succede alla Luce Gallery di Torino.
Accade che l’intuizione necessiti, alle volte, di un dialogo più profondo, intimo, abbandonando remore e timori per (ri)conoscere l’individuale esperienza. È questo l’incipit della collettiva che Mosie Romney ha ideato per offrire una lettura profonda e varia su tematiche a lei care: l’instabilità della memoria, il corpo fisico e il mondo che lo ingabbia. Everyday Secrets crea nuovi quesiti, svela antiche immagini, richiama alla memoria la materia effimera e la potenza dello spirito.
UNA MOSTRA COME UNA SEDUTA D’ANALISI
La mostra è una sorta di “seduta d’analisi” artistica, dove Mosie Romney guida il gruppo con la sua partecipazione diretta, portando le voci allo svelare la personale esperienza e percezione del misticismo, della consapevolezza e della materialità. L’artista-curatrice prende il via da un’esigenza di analisi intima e veritiera, senza veli, dove, dal vasto panorama artistico contemporaneo, convoca spiriti affini, artisti figurativi, per costruire un cerchio compatto dove la voce di ognuno determina il quadro complessivo.
LE OPERE ESPOSTE DA LUCE GALLERY
Nei suoi due nuovi lavori, la memoria e il subconscio sono fermi nei riferimenti al mondo materiale, dettati dalla tecnica del découpage. Ecco che la “seduta” prende forma: i complessi ritratti di Sydney Elexis Vernon mescolano collage, pittura a olio, serigrafia e carboncino in composizioni che rappresentano determinate micro storie. Vernon guarda agli album fotografici di famiglia, che le suggeriscono interrogativi su precisi momenti della sua storia familiare all’interno del contesto socio-culturale da cui proviene. Similmente nelle opere di Chris Lloyd le figure appaiono in un poetico confronto con il Sé – il Sé fisico. Bony Ramirez e Curtis Talwst Santiago si tengono a cavallo tra la sfera del reale e quella del surreale; le figure di Ramirez sono deformi e intenzionalmente singolari. Un racconto della quotidianità e della storia caraibica tra allegoria e fisicità. Le composizioni di Santiago richiamano luoghi enigmatici, dove la materia si manifesta attraverso un movimento e un’emozione vigorosi, la spiritualità si libera dal suo involucro. Infine, i soggetti di Collins Obijiaku dialogano con l’osservatore in modo diretto attraverso uno sguardo forte e sicuro.
– Grazia Nuzzi
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