Dreamers: la videoinstallazione a New York che sostiene i giovani immigrati in città
40 artisti si uniscono per la videoinstallazione Dreamers, un grido di solidarietà o anche un'auto-affermazione per la folla di giovani immigrati a New York, mentre è in corso l’art week di Armory Show
Basterebbe proiettarsi in uno dei milioni di film ambientati nella Grande Mela per sognare ad occhi aperti la città dalle infinite prospettive. La videoinstallazione Dreamers celebra questo senso di fibrillazione e la speranza che non vuole spegnersi per i numerosi giovani immigrati, ormai parte integrante di questa realtà cosmopolita. Il 10 settembre alle ore 21 ben 40 artisti con radici e background diversi fonderanno le proprie voci e poetiche in una videoinstallazione proiettata nelle strade di New York, in contemporanea sulle facciate dei palazzi, sui muri, sui marciapiedi e nei cortili per creare un momento di condivisione e consonanza. L’iniziativa nasce da un’idea dell’artista Laura Mega, co-fondatrice del progetto artistico internazionale LAZZARO_art doesn’t sleep (@lazzaro_artdoesntsleep). La curatela è in collaborazione con Maurita Cardone, giornalista d’arte e produttrice culturale con base a New York, mentre la produzione è di Chiara Mannarino.
LA VIDEOINSTALLAZIONE DREAMERS
Da alcuni mesi negli USA si sta attendendo l’approvazione dell’American Dream and Promise Act che dovrebbe avviare il percorso verso la cittadinanza, agognata da centinaia di migliaia di giovani immigrati privi di documenti, noti proprio come Dreamers. Lo stesso presidente Biden sta esortando il Congresso ad agire con urgenza. Con questa operazione artistica, si vuole rendere omaggio alla ricchezza più significativa della città: il suo essere uno speciale melting pot, un luogo di incontro dove persone di diversa estrazione sociale possono ricercare la felicità ma che, nell’ultimo periodo, ha visto fortemente colpite le comunità di immigrati, a causa della crisi sanitaria ed economica.
GLI ARTISTI PARTECIPANTI
Veramente numerosi sono gli artisti selezionati. Tra questi il pittore Nicky Nodjoumi, di origine iraniana residente a Brooklyn. Il suo lavoro indaga i traumi personali e collettivi insieme ai loro effetti; Regina José Galindo, performer del Guatemala: affronta tematiche nevralgiche come i diritti umani, la violenza contro le donne e l’immigrazione; Ron Haviv, fotoreporter che immortala il dramma dei conflitti che opprimono il globo; Ganzeer, che ha guadagnato fama internazionale per street art e arte urbana durante la rivoluzione egiziana del 2011; Millo, icona della street art italiana e non solo, i suoi murales inconfondibili animano decine di città del mondo. Inoltre, nel fornito gruppo sono inclusi artisti il cui lavoro prende spunto da esperienze vissute in prima persona. Sono storie di discriminazione e ingiustizia: Billie Allen, cittadino di colore condannato alla pena di morte che, professandosi innocente, da anni lotta per ottenere giustizia e ha abbracciato la pittura come balsamo alle sue sofferenze; Hong Chun Zhang, artista asiatico-americana, racconta la propria parentesi immigratoria, avvalendosi dei trascorsi familiari di diverse generazioni di donne; Nunnapat ‘Spencer’ Ratanavanh pone la questione del diventare adulti scegliendo la propria identità come transgender; The Locker Room, collettivo con sede a Brooklyn, alimenta il valore comunitario promuovendo l’arte dal basso. Gli altri artisti italiani coinvolti sono invece: Angelica Bergamini, Gianluca Bianchino, Arianna Carossa, Luigi Cazzaniga, Aurora Destro, Simone Fugazzotto, Marina Sagona, Sibomana, Federica Vairani, Renato Zacchia.
– Giorgia Basili
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