Tre giovani artisti dal Congo e la storia del loro Paese. Una mostra a Milano
ArtNoble inaugura la sua seconda mostra, esponendo le opere di tre artisti congolesi: Nelson Makengo, Georges Senga e Pamela Tulizo.
La giovane galleria ArtNoble, in zona Lambrate a Milano, riapre le porte con la mostra Trois auters d’Histoire, offrendo un focus inedito su come, attraverso l’arte, sia possibile immergersi nella realtà storica, mettendone in evidenza le contraddizioni interne. È il territorio congolese il protagonista di questo racconto, analizzato attraverso lo sguardo di tre artisti: Nelson Makengo (Kinshasa, 1990), Georges Senga (Lubumbashi, 1983) e Pamela Tulizo (Bukau, 1993).
La mostra, a cura di Angelica Litta Modignani, è stata realizzata come omaggio a Luca Attanasio, ambasciatore italiano ucciso nei pressi di Goma lo scorso 22 febbraio, e vuole aprire una riflessione sulle problematiche socio-politiche che investono il Congo, ma che hanno una ricaduta a livello globale. Attraverso l’utilizzo del medium fotografico, gli artisti guardano a tre diverse zone, rispettivamente le loro città d’origine, e creano un archivio fatto da una costellazione di storie, intrecciando il proprio vissuto individuale con le vicende non scritte, ma tramandate oralmente e confrontandosi con il peso della Storia in senso collettivo.
I TRE ARTISTI IN MOSTRA A MILANO
Il percorso espositivo si apre con il lavoro fotografico Le Vide, realizzato da Georges Senga nel 2019 e risultato di una ricerca articolata a partire dall’indagine sull’attività estrattiva in Congo. Infatti, il continente africano in generale, ma nello specifico alcuni dei territori congolesi (Lubumbashi e dintorni, Kindu, Nord Kivu, Sud Kivu), sono al centro dei grandi interessi minerari fin dall’epoca coloniale. L’artista, eseguendo un excursus storico, riflette sull’abuso della manodopera e sulla presenza di chi quotidianamente vive e lavora in questi luoghi. Le fatiche e la durezza di questo lavoro, legato a forme di sfruttamento, si esprimono con un mosaico di diverse mani, di resti e di strumenti e si confrontano con il vuoto causato dalla mancanza di prospettive future.
Dalle miniere nei pressi di Lubumbashi, gli scatti di Pamela Tulizo conducono nella città di Goma, dove l’artista ha realizzato nel 2021 Enfer Paradisiaque. Questa serie di fotografie pone al centro la donna come simbolo della resistenza individuale e collettiva di fronte alle sfide quotidiane per la sopravvivenza, causate della scarsità di cibo, acqua ed elettricità. L’artista decide di realizzare queste fotografie in alcuni dei luoghi che hanno caratterizzato la sua infanzia e pone al centro del suo lavoro l’idea della sfilata di abiti realizzati con beni di prima necessità come fagioli, mais carbone, fiammiferi, foglie di manioca, lampadine e taniche di acqua. Tulizo, così, da un lato apre una sferzante critica nei confronti dell’alta moda di stampo occidentale e, dall’altro, offre una diversa lettura del ruolo della donna che, da vittima in uno stato di povertà secondo la stampa internazionale, diventa agente della propria lotta e della propria indipendenza.
LA MANCANZA DI LUCE SECONDO NELSON MAKENGO
La traiettoria espositiva si chiude con Nelson Makengo che in Up at Night cattura i paesaggi lunari e, entrando nelle case degli abitanti di Kinshasa, mostra una quotidianità fiocamente illuminata da batterie a LED. L’artista, ponendo al centro della sua ricerca il problema dell’assenza di elettricità per la popolazione congolese, si fa portavoce della forza di una narrazione che continua a esistere anche nella penombra, facendo emergere il carattere di resistenza collettiva che continua a illuminare il substrato.
Il video-documentario, realizzato nel 2019, occupa lo spazio della galleria attraverso una commistione di voci e suoni ed è affiancato da un’installazione scultorea che ricrea il baracchino di un venditore ambulante di caricatori portatili con luci a LED. La parete nera dello spazio espositivo si anima così di luci, ricreando la dimensione dello sforzo, del sacrificio e “dell’auto-illuminazione a qualsiasi costo” (Nelson Makengo).
‒ Livia Milani
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