È morto a 87 anni Teodosio Magnoni, lo scultore dello spazio-luogo
La prima mostra personale dello scultore avvenne nel 1965 alla storica galleria La Salita di Roma. Ha esposto le sue opere in oltre cinquanta mostre personali in prestigiosi musei e gallerie in Italia e all’estero.
Il 13 settembre 2021 a Sutri (Viterbo) è scomparso all’età di 87 anni lo scultore Teodosio Magnoni. Magnoni, classe 1934, era originario di Offanengo, in provincia di Cremona, e aveva frequentato l’Accademia d’Arte Carrara di Bergamo, diventando allievo di Achille Funi. La ricerca di una dimensione nuova della scultura lo portò a guardare ben presto e con molto interesse all’opera di Alexander Calder, alle ricerche sul movimento e sull’arte cinetica e programmata.
LA RICERCA DI TEODOSIO MAGNONI
La visione della mostra Rörelse I Konsten, del 1961 al Moderna Museet di Stoccolma, conduce l’artista ad approfondire il superamento della bidimensionalità pittorica per approdare a riflessioni sulla dimensione spaziale dell’opera d’arte, dunque alla scultura. Questo passaggio complesso e articolato dalla pittura alla scultura, all’interno del quale Magnoni realizza opere pittoriche con l’utilizzo di materiali industriali, opere cinetiche e lavori di derivazione pop, lo porta negli anni Settanta a realizzare lavori sullo spazio-luogo (come a Volterra 73) in cui la scultura dimostra sempre di più un rapporto di mutualità con lo spazio circostante. Fortemente influenzato dal pensiero heideggeriano “nel fare spazio parla e si cela sempre un accadere”, Magnoni pensa a progettare lo spazio come accadimento, indaga il vuoto come spazio dinamico e dunque inizia a lavorare per sottrazione, abbandonando radicalmente l’uso del colore e ogni riferimento “narrativo” riferibile al mondo esterno. La ricerca continua di una dimensione essenziale della scultura, di forme leggere, in grado di abbandonare “lo stupido amore per la materia”, come amava dire citando Melotti, porta Magnoni a realizzare diverse opere pubbliche in cui i giochi di trasparenze e il peso dei vuoti riescono a definire dei solidi leggeri eppure monumentali.
LA PRODUZIONE DI TEODOSIO MAGNONI
L’ultima delle sue opere pubbliche in ordine temporale, dopo la Colonna trasparente per il Palazzo della Fao del 1993, la Torre dei colori che cambiano per l’Aeroporto di Fiumicino del 2002, Ara nel Parco di Sculture di Brufa a Perugia nel 2007 e diverse altre, è stata Torre Tuscia, che ha realizzato nel 2019 a pochi passi dalla sua residenza, a Capranica. Un’opera “nata da una visione”, come lui stesso raccontava, “di una torre diruta” di uno dei tanti borghi della Tuscia che lo aveva suggestionato a tal punto da immaginare una architettura aperta, visibile dall’esterno, una scultura fatta di corten e di aria. Il paesaggio, interiorizzato e razionalizzato, svestito da segni e simboli, viene in quest’opera decostruito e ricostruito nella mente dell’artista secondo il suo lessico geometrico e minimale. Teodosio Magnoni era accademico di San Luca dal 2009. Dopo la prima mostra personale del 1965 alla galleria La Salita di Roma, ha esposto in circa cinquanta mostre personali in gallerie e musei privati e pubblici in Italia e nel mondo, partecipando anche alla Biennale di Venezia nel 1976 e nel 1978.
-Marco Trulli
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