Generazioni a confronto. Giuseppe Spagnulo e Raffaele Quida a Matera
Rigore e spazialità si fronteggiano nell’antro della chiesa annessa a Palazzo Lanfranchi, che ospita il dialogo fra le opere di Giuseppe Spagnulo e Raffaele Quida.
Si affrontano con disciplinata attenzione; si guardano e rintracciano comunanze e caratteristiche dissimili; ma insieme convivono placidamente, all’interno di un ambiente prezioso, la chiesa annessa a Palazzo Lanfranchi, nel cuore di Matera. Le opere di Giuseppe Spagnulo (Grottaglie, 1936 – Milano, 2016) e Raffaele Quida (Gallipoli, 1968), nella mostra Perimetro del sensibile curata da Giacomo Zaza, evidenziano quanto i due artisti, lontani per generazione, siano stati in grado di riflettere su due aree di ricerca indissolubili: la misurazione dello spazio, inteso come luogo fisico e mentale, e la trasformazione della materia plastica, che è tale anche nella bidimensionalità.
Le carte di Spagnulo scansionano gli altari della chiesa con le possibili geometrie delle sue forme incessantemente protese verso una impossibile stabilità; Raffaele Quida dimostra di procedere nel solco di un pensiero che è però è in grado di rinnovare tenacemente con progettualità: le sue carte misurano il tempo che scorre, il display espositivo si fa scabro anche quando lavora con le lastre di granito su cui traccia impronte, tentativi (riusciti) destinati alla costruzione di un linguaggio essenziale. Un linguaggio in grado di relazionarsi con i segni scavati nel piccolo bronzo di Spagnulo, che completa la mostra con il suo alone di inafferrabile mistero.
‒ Lorenzo Madaro
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