Morto lo storico gallerista di Viterbo Alberto Miralli
Lo chiamavano Gassman per la sua avvenenza e il suo istrionismo. Fu gallerista ma anche promotoreculturale. Il ricordo di Marcello Carriero
Si è spento il 4 ottobre 2021 a Viterbo Alberto Miralli, un amico e un maestro. Con la sua galleria ho iniziato a scrivere d’arte contemporanea e ad incontrare gli artisti. La Galleria aprì nel 1974 nel gorgo di Bagnaia (VT) con la mostra di Josè Ortega.
LA GALLERIA DI ALBERTO MIRALLI
Questa sede fu attiva fino al 1981, chiudendo con la mostra di Carlo Vincent, artista con cui Alberto strinse un rapporto di collaborazione che durò anche dopo la tragica morte di Carlo poiché Alberto si occupò dell’archivio e della promozione della sua opera. Nel 1982 la galleria si sposta a Viterbo, incastonata negli archi medievali del Portico della Giustizia un frammento del XII secolo che emerge nel centro storico. Alberto che alcuni chiamavano “Gassman” per la sua avvenenza e per un certo istrionismo promuove anche la realizzazione di eventi culturali in altri siti dal rilevante valore artistico e importanza storica, come Palazzo dei Papi di Viterbo e la Stamperia La Bezuga di Firenze, il vecchio, suggestivo, borgo di Civita di Bagnoregio. L’ho conosciuto qui, all’inizio degli anni Novanta, a una cena alla quale partecipavano gli artisti che avevano offerto un’opera per salvare il piccolo centro minacciato dal bradisismo. Nel 1987 viene poi inaugurato un nuovo spazio espositivo presso le sale di Palazzo Chigi di Viterbo, con la mostra di Castellani e Doraziopresentata da Italo Mussa. Il Portico della Giustizia in via S. Lorenzo rimane la sede sociale della Galleria fino a oggi.
ALBERTO MIRALLI IL VISIONARIO
Miralli era coraggioso, visionario, amava la sua città sebbene fosse ostile e retriva, cercava i segni nascosti tra le sue pietre tanto che editò la poesia dell’andaluso Raphael Alberti dedicata a Viterbo nel 1973, che apre così:
Qui tutto è vivo. Cantano le pietre
erette sulle torri e sui palazzi.
Così posso ricordare Miralli, uno che faceva cantare le pietre delle torri e dei palazzi di Viterbo rendendo la cittadina sonnecchiante viva con l’arte, senza temere quel brivido del salto in avanti necessario a portarsi appresso il passato nel futuro. Ciao Alberto.
-Marcello Carriero
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