Pratiche artistiche per una transizione ecologica dal basso. A Torino
Ultimi giorni per visitare la mostra allestita al PAV di Torino: una ricognizione sulle pratiche ecologiche in risposta alle urgenze del pianeta, veicolate dal linguaggio dell’arte.
Visti i tempi che corrono, sostenere una critica ecologica significa innanzitutto sostenere una critica delle idee, a partire da una valutazione delle contraddizioni che appartengono al sistema economico, politico e sociale in cui siamo inseriti. Non solamente quindi la compromissione delle condizioni di produzione e ambientali necessarie al capitale per il suo stesso rinnovamento, causando effetti autodistruttivi di proletarizzazione, appropriazione del lavoro e capitalizzazione della natura (Jacopo Nicola Bergamo ed Emanuele Leonardi nella prefazione a James O’Connor, La seconda contraddizione del capitalismo, Ombrecorte, Verona 2021), ma anche di compromissione delle condizioni sociali tra le soggettività.
Se la teoria eco-marxista considera questa contraddizione come la causa direzionale che apre a una teoria ecologica della crisi, e quindi strettamente collegata alle trasformazioni sociali, Sustaining Assembly. Pratiche artistiche per una transizione ecologica dal basso, a cura di Marco Scotini e Piero Gilardi presso il PAV di Torino, si muove verso il riconoscimento di queste trasformazioni attraverso pratiche artistiche e mobilitazioni politiche che re-immaginano saperi e potenzialità della natura attraverso l’azione collettiva.
LA MOSTRA A TORINO
L’ecologia politica, la lotta per la decolonizzazione della conoscenza e delle memorie collettive, i migrant studies, la crescita sostenibile del mondo, lo sviluppo di nuove fonti di energia, i progetti di riforestazione e tutela dell’ambiente sono solo alcune delle tematiche affrontate dai progetti esposti. La mostra apre con il progetto di ricerca a lungo termine di Raphaël Grisey, in collaborazione con Bouba Touré, riguardo alla permacultura e agli archivi di Somankidi Coura, una cooperativa agricola auto-organizzata lungo il fiume Senegal in Africa fondata da un gruppo di ex lavoratori migranti africani e attivisti in Francia nel 1977, dopo la siccità del Sahel del 1973, che ha l’obiettivo di generare cine-geografie capaci di rivelare i confini tra le lotte di liberazione dei lavoratori migranti in Francia, la storia panafricana della cooperativa e le potenzialità della permacultura. Attraverso pratiche di filmmaking, archiviazione, progetti editoriali, workshop teatrali, Sowing Somankidi Coura si impegna nella formulazione di narrative di liberazione, cura collettiva e alleanze contadine, con l’obiettivo di instaurare una denaturalizzazione e decolonizzazione di ciò che la logica modernista considera “sviluppo”. Anche l’adattamento stesso della pièce teatrale di Bouba Touré, Traana, come tanti altri progetti esposti, è il risultato di un workshop partecipativo. Inoltre sono presenti alcune delle esperienze di Free Home University Collective (Lecce), innescato da Alessandra Pomarico, un esperimento pedagogico e artistico incentrato sulla generazione di nuovi modi di condivisione e di produzione di conoscenza collettiva, al di fuori di canoni istituzionali, che parte dalla sperimentazione di pratiche di condivisione ordinarie. Le indagini stesse, le proposte, i progetti presentati sono frutto delle coalizioni create all’interno del progetto e lo hanno indirizzato mediante i propri desideri, le proprie pratiche.
ARTE, CITTÀ E CAMPAGNA
Successivamente viene presentata l’esperienza collettiva e nomade INLAND ‒ Campo Adentro: arti, agricolture e campagne attivato da Fernando Garcia Dory, risultato della ricerca riguardante il ruolo dei territori, la geopolitica, la cultura e l’identità all’interno della relazione tra città e campagna odierna. Lo scopo è quello di introdurre la possibilità di una pratica artistica mediante l’esperienza del rurale, dopo un’attenta riconsiderazione del nostro ruolo di soggetti che interagiscono con la biosfera e con il coinvolgimento di artisti, contadini, agenti di sviluppo rurale, politici, curatori tra i tanti, con attività che includono al loro interno lotte di rivendicazione del terreno, la produzione di alimenti, ecc.
L’indigenità australiana, il rifiuto di rinunciare alla terra come mezzo di indagine verso le condizioni sociali contemporanee e la diseguaglianza sono analizzati dal film indigeno-apocalittico The Mermaids, or Aiden in Wonderland, risultato del lavoro di Karrabing Film Collective, gruppo composto da più di 50 membri, quasi tutti indigeni con una particolare attenzione alla terra e con età che vanno dai neonati agli anziani, che ha l’obiettivo di sviluppare linguaggi e forme artistiche locali, permettendo al pubblico di comprendere nuove forme di cooperazione collettiva indigena.
L’IMPORTANZA DEGLI ALBERI
Simultaneamente, dall’altra parte del mondo, il Centro de Formação dos Povos da Floresta a Rio Branco, Acre, in Brasile, si presenta, grazie alla mediazione di Maria Theresa Alves, come luogo di sperimentazione e scambio di idee, tecniche e metodi agroforestali sulle terre ferocemente deforestate e distrutte dalla violenza non-indigena. Gli agenti forestali indigeni intervistati dall’artista sono responsabili del controllo dello spazio rurale attraverso il consenso comunitario, e detengono compiti che vanno dalla gestione della riforestazione, dell’agricoltura di sostentamento, alla supervisione della vita animale, della protezione delle fonti d’acqua, del programma di educazione ambientale e della protezione della terra dalla distruzione, attuando continue pratiche di resistenza verso il perpetuo tentativo di usurpazione del territorio. All’interno della sala centrale del PAV l’installazione Terra dei Fuochi di Yasmin Smith è il risultato degli stampi in gesso dei veri tronchi di pioppo provenienti da una piantagione di fitorimedio all’interno della terra dei fuochi: i pioppi vengono utilizzati poiché hanno la caratteristica di poter assorbire le sostanze tossiche presenti. Lo smalto è dato dalla cenere delle piante stesse dopo essere state incenerite, le tonalità di colore e l’estetica sono il risultato della quantità di sostanze chimiche presenti nell’albero, un indicatore e termometro che ci informa riguardo alla problematica.
ECOLOGIA E CAMBIAMENTO
Sustaining Assembly opera presentando pratiche ecologiche determinate a cambiare il mondo, provenienti da ogni angolo dello stesso. Da pratiche presenti in Paesi che hanno dovuto pagare caro gli effetti del capitalismo ma che hanno mantenuto uno stretto rapporto con la natura e l’ecologia politica, a realtà occidentali che devono far i conti con diversi tipi di violenze strutturali imposte dal sistema di riferimento. Quel che è certo è che nel mirino ci sono le narrative dominanti del “come” vivere il mondo e del “chi” ne ha il privilegio, incarnate e intonate da chi dall’alto della sua posizione privilegiata sentenzia credendo di poter non essere messo in discussione. La rivendicazione dello spazio implica, per forza di cose, una rivendicazione discorsiva, mentre il cambiamento del mondo comporta nuove parole e forme espressive per crearlo, raccontarlo e ‒ se necessario ‒ disarmarlo.
‒ Arnold Braho
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati