Il vuoto dopo Lucio Fontana nella mostra di Gabriel Kuri a Torino
In mostra presso la galleria Franco Noero, l’artista messicano Gabriel Kuri rilegge il vuoto nell’arte. Con lo sguardo rivolto a Lucio Fontana.
Come l’arte del XXI secolo interpreta l’assenza di spazio? Questo l’interrogativo che Gabriel Kuri, artista messicano classe 1970, torna a porsi nella quinta personale ospitata dalla galleria Franco Noero a Torino, con Threshold into Deficit (the void after Fontana).
La mostra indaga il vuoto dopo Fontana: “L’uso della parola ‘After’ (Dopo) inclusa nel titolo ha un doppio significato. ‘Dopo’ quale riferimento e allusione al fatto che l’arte abiti correntemente un universo prevalentemente post-ideologico, mentre allo stesso tempo si vive in […] un’era in qualche modo ‘dopo’ la metafisica. L’idea del vuoto nel XXI secolo può essersi allontanata da quella della metà del XX secolo. Lo stesso Fontana ha dichiarato che l’idea del vuoto ai suoi tempi era già stata sostituita da una formula matematica”, afferma l’artista nel testo che accompagna la sua personale.
IL VUOTO SECONDO GABRIEL KURI
Il vuoto, si chiede Kuri, è un altrove o uno spazio concreto? È nel concetto di interstizio, un vuoto apparente, che l’artista scopre uno spazio mondano, fatto di relazioni tra oggetti del quotidiano, come mozziconi di sigaretta, bottoni, monete, interruttori, uova, bustine pepper/salt. Segni di relazioni umane che si imprimono nella materia e lasciano traccia della loro trasformazione, categoria fondante del lavoro dell’artista: nuovo Eraclito, Kuri legge nel passaggio il palpitare di contrasti continui, come quello tra permanente/impermanente, pesante/leggero.
Come Fontana “non ha mai evitato la forma e ha sempre espresso le sue idee ambiziose con implacabile fiducia”, così anche Kuri cerca il vuoto nella forma dell’oggetto, creando sentieri e paradigmi nuovi.
– Silvia Zanni
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