Dark matter e scrittura. La mostra di Margherita Morgantin a Venezia
Le Sale Dom Perignon di Ca’ Pesaro ospitano gli esiti della ricerca di Margherita Morgantin al confine tra linguaggi visivi, parola e scienza. Un progetto che affonda le radici nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso per poi diventare suono e scrittura d’artista.
La fascinazione esercitata dalla materia oscura è un fenomeno trasversale, che si estende ben oltre i limiti della disciplina scientifica in senso stretto. Basti pensare al programma di residenze artistiche supportate dal CERN di Ginevra o allo spazio berlinese che echeggia nel nome la Dark Matter su cui da anni schiere di fisici ed esperti concentrano la propria ricerca. Anche Margherita Morgantin (Venezia, 1971) ha trovato nella materia oscura la bussola del progetto che ha catalizzato le sue energie nell’ultimo anno pandemico e che ora è in mostra nelle sale targate Dom Perignon della lagunare Ca’ Pesaro.
Prodotto da Xing e realizzato grazie al sostegno di Italian Council, VIP = Violation of the Pauli exclusion principle SOTTO LA MONTAGNA, SOPRA LA MONTAGNA segue il movimento verticale ‒ dal basso verso l’alto e viceversa – suggerito dal titolo per intersecare piani e linguaggi, legando a filo doppio arti visive, scienza, parola, suono. Morgantin si muove da anni sul terreno dell’interdisciplinarietà ma, in occasione della mostra DAMA LIBRE, sceglie di usare gli strumenti della creatività – dal video all’elemento sonoro fino ai dispositivi installativi e ai supporti cartacei – per rendere inscindibile, e difficilmente distinguibile, la dialettica arte-scienza. Ne abbiamo parlato con lei, ripercorrendo le diverse fasi del progetto.
INTERVISTA A MARGHERITA MORGANTIN
Come si è sviluppato il progetto VIP e quale peso assume all’interno della tua ricerca?
VIP = Violation of the Pauli exclusion principle si è sviluppato in seguito all’invito di Silvia Fanti e Daniele Gasparinetti di Xing, produttori del progetto, di pensare a una partecipazione al bando Italian Council. Il progetto doveva fondarsi su un desiderio forte, che in questo caso era l’esplorazione dei laboratori di Fisica nucleare sotto il Gran Sasso, vicino a L’Aquila, dove insegno da alcuni anni all’Accademia di Belle Arti. La scienza è stato sempre un orizzonte di ispirazione per la mia ricerca. E così il suo linguaggio.
Come ha preso forma il progetto?
Il primo momento del progetto è stato CAMPO 1, sopra la montagna, luogo di osservazione meteorologica e simbolica, di pratiche corporee e di studio, di incontro interdisciplinare tra fisici, scienziati, artiste, coreografi, filosofe, studenti. Il percorso è continuato con una fase di studio sul linguaggio della scienza ‒ soprattutto attraverso i testi di Simone Weil e Wolfgang Pauli (lo scienziato da cui prende il nome il Principio di esclusione, e l’esperimento VIP che dà il titolo al progetto) ‒ e di lavoro sviluppato con un gruppo di studenti ABAQ, Italo Zuffi e Massimo Conti (parte del gruppo Kinkaleri) nella performance vocale TERMINI E CONDIZIONI/COBRA, andata in onda in streaming durante la Notte europea dei ricercatori SHARPER, dal sito dei Laboratori Nazionali di Fisica Nucleare, il 27 novembre 2020.
IL PROGETTO DI MARGHERITA MORGANTIN
Cosa è successo durante i mesi più duri della pandemia?
Tutta la prima parte dell’anno di lavoro, che ha coinciso con i mesi di lockdown, è continuata studiando e lavorando su pratiche vocali e letture. Il passo successivo, ERMES (Environmental Radioactivity Monitoring for Earth Sciences), è stata l’attività postale di scambio fisico di oggetti e scrittura con la galleria La Salle de bains di Lione e la critica d’arte Marie de Brugerolle. Nei mesi di febbraio e marzo ho lavorato in residenza a Palazzo Lucarini Contemporary, a Trevi, e ho iniziato a lavorare il rotolo di carta (Toscolano, filigranato, in cotone, di produzione artigianale, della lunghezza di 10 metri) che fa parte dell’opera finale di VIP. In parallelo procedeva la stesura di Sotto la montagna Sopra la montagna, edito da nottempo, che accompagna il percorso di pensiero, azione ed esperienza del progetto.
E poi sei arrivata “sotto la montagna”.
La situazione epidemica ha reso a lungo impossibile la discesa a CAMPO 2, sotto la montagna, avvenuta poi quasi a fine progetto, con una grande emozione nel riconoscere nomi, oggetti e luoghi studiati e immaginati. Durante la visita ho chiesto in prestito un PMT, sensore di fotoni usato nell’esperimento BOREX che studia il flusso di neutrini dal sole, un oggetto magnifico in mostra a Ca’ Pesaro, insieme agli appunti presi quel giorno, ai disegni veloci per non dimenticare.
Anche il suono, però, gioca un ruolo importante in questo progetto.
Durante l’estate, dopo mesi di chiusura e con una situazione pandemica ancora incerta, ho sentito il bisogno di raggiungere in auto la Fondazione Serralves di Porto.
Ho consegnato i lavori da installare per il Festival O Museu como Performance e registrato l’audio di tutto il tragitto stradale percorso in solitaria (oltre 5000 chilometri), che è stato rielaborato insieme alla musicista elettronica Beatrice Goldoni.
DALLA MATERIA OSCURA ALLA SCRITTURA
La mostra a Venezia è quindi una summa di tutto questo.
L’opera VIP = Violation of the Pauli exclusion principle SOTTO LA MONTAGNA SOPRA LA MONTAGNA è entrata a far parte della collezione permanente del museo. La mostra riunisce il video CAMPO BASE, una specie del vento nella prima sala e altri lavori nella seconda, tra cui appunto VIP, un display di 4 metri e mezzo integrato di luce e suono (la trascrizione delle serie numeriche degli istogrammi in spettri sonori è di Ilaria Lemmo, la processazione dei suoni di superficie di Beatrice Goldoni) che sostiene il rotolo di carta e lo espone per circa metà della sua lunghezza per volta.
La scrittura e la trascrizione sono fil rouge che attraversano la mostra. Quale significato ha la scrittura come strumento di contatto fra mondo scientifico e gesto creativo?
La scrittura è la mediazione narrativa o sensibile dell’esperienza personale e corporea nell’incontro con i temi della fisica nucleare, dei luoghi e dei ricercatori e ricercatrici che se ne occupano. Una trama di relazioni che si propone di indagare alcune immagini che emergono dalle attuali teorie dell’universo, tenendo ben presente la domanda che faceva Simone Weil alla scienza: in che modo questo sapere mi riguarda? Sempre Weil suggeriva uno sguardo al mondo scientifico come a un sistema creativo non tanto diverso nei presupposti dall’opera di un artista. Nel mio caso è un tentativo di aprire degli spazi di riflessione o di sguardo tra discipline diverse che mi sembra riguardino e condizionino profondamente la nostra realtà.
La materia oscura ispira numerose indagini artistiche. Perché suscita il tuo interesse?
La materia oscura, (DaMa è dark matter) è luogo di proiezione per molti e molte di tutto ciò che riguarda il mistero dell’universo: una soglia in ascolto di una trasparenza. Un luogo di libertà anche dalla conoscenza e dal potere che ne deriva. DAMA LIBRE rappresenta un luogo di soglia dal quale forse è possibile riorientare il sapere verso una consapevolezza e un’attenzione più profonde e interconnesse tra gli esseri, e tra gli esseri e le particelle.
‒ Arianna Testino
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