A Foligno la mostra di Shōzō Shimamoto, fondatore del Gruppo Gutai

La mostra al CIAC racconta l’opera del maestro giapponese, dai primi anni con la fondazione del Gruppo Gutai fino alle ultime performance

Un uomo danza sulla tela. Il suo corpo lascia tracce di colore. La cornice non esiste più: c’è gioco, teatro, movimento, forza vitale e allo stesso tempo pace. La superficie bianca diventa uno spazio di azione, un campo relazionale sul quale costruire cose, mondi, lasciare tracce emozionali di esistenza. Parte da questa fusione quasi spirituale (tornano nelle sue opere icone come Buddha) tra corpo e pittura l’avventura del Gruppo Gutai, fondato nel 1954 da Jirō Yoshihara e Shōzō Shimamoto (Osaka, 1928-2013). A quest’ultimo, alle sue Grandi Opere, è dedicata la mostra al CIAC di Foligno, a cura di Italo Tomassoni, progetto di Fondazione Morra, con il supporto tecnico della Associazione dedicata all’artista giapponese.

Shōzō Shimamoto. Grandi opere. Exhibition view at CIAC, Foligno 2021

Shōzō Shimamoto. Grandi opere. Exhibition view at CIAC, Foligno 2021

LA MOSTRA DI SHŌZŌ SHIMAMOTO

L’esposizione, in corso fino al 9 gennaio 2022, traccia, a partire dal decennio fra gli Anni Quaranta e Cinquanta, una generosa storia nell’opera del maestro raccontandone con un nutrito apparato video le azioni performative, molte delle quali svoltesi in Italia, Paese con cui ebbe una importante corrispondenza di amorosi sensi, e la pittura, che parte comunque ed esclusivamente dall’azione. Non è un gesto macho come quello di Jackson Pollock, quello di Shimamoto. Il suo muoversi tra le cose del mondo è volitivo ma mette in scena mille vite, consumandosi nella ripetizione, e inclusivo, trasformando la pittura in happening (anticipando Kaprow, che glielo riconobbe). Tuttavia, il legame con Pollock non manca.
Nel 1998 viene infatti selezionato come uno degli artisti più rappresentativi del dopoguerra, insieme al collega americano, a John Cage e Lucio Fontana per una mostra al MOCA di Los Angeles. E la stessa mostra di Foligno inserisce il maestro giapponese nel grande affresco della storia dell’arte creando all’ingresso rimandi con altri artisti, ad esempio George Mathieu.

Shōzō Shimamoto. Grandi opere. Exhibition view at CIAC, Foligno 2021

Shōzō Shimamoto. Grandi opere. Exhibition view at CIAC, Foligno 2021

LE ULTIME PERFORMANCE DI SHŌZŌ SHIMAMOTO

Tra ampie tele, veneri bombardate di colore, esperimenti di calligrafia e un segno artistico che talvolta si assottiglia nella resa pittorica, concettualizzandosi, concedendosi la strada della stampa, della reinvenzione fotografica e della mail art (di cui fu pioniere), in un tempo artistico che diventa negli ultimi anni maggiormente scenico, la mostra giunge fino alle ultime azioni, soprattutto quelle realizzate in Italia, tra Napoli, Capri e Punta Campanella. Resta mitologica la performance (Un’arma per la pace, 2006), in occasione della sua antologica nel capoluogo campano, in Piazza Dante, con Shimamoto sospeso a 40 metri di altezza che colpiva con bombe di colore una tela e un pianoforte (in mostra) che nel frattempo suonava Rombo di suono scintillante per Dante, Beatrice e Virgilio di Charlemagne Palestine.
Famoso, inoltre, il ciclo Tra Oriente e Occidente del 2008, “per indagarne le stratificazioni culturali. L’espressività dinamica della pittura ha delineato azioni in cui riecheggiava la millenaria unione dei popoli dell’Est e dell’Ovest: il movimento suono – colore ha incontrato le evidenze della bellezza del contesto”, come spiega Giuseppe Morra, Presidente dell’Associazione Shōzō Shimamoto, che visse e promosse in prima persona il lavoro dell’artista in Italia, nella sua prefazione in catalogo. “Il tentativo”, scrive Achille Bonito Oliva, è quello di allargare il più pos­sibile lo spazio estetico del gesto, inglobare la ter­ra ed il cielo. (…) In definitiva, Shimamoto è un nomade samurai del­l’arte che riesce ad andare a bersaglio, assistito dal caso intelligente di un processo creativo che vuo­le bucare l’inerzia del mondo e dare energia alla comunità degli uomini”.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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