Grande mostra di Domenico Gnoli alla Fondazione Prada a Milano

È senza dubbio una delle mostre dell’anno quella dedicata dalla Fondazione Prada di Milano alla pittura di Domenico Gnoli, scomparso nel 1970, a soli 37 anni, ma ancora un punto di riferimento per generazioni di artisti

Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York, 1970) è stato uno degli artisti più originali del XX secolo. Difficile, inutile, trovare per lui un’etichetta: pop artist, surrealista, iperrealista? Tutto e niente. Gnoli era soprattutto se stesso, un artista straordinario, vissuto solo 37 anni, che ha dato vita a opere immediatamente riconoscibili. La mostra da poco inaugurata alla Fondazione Prada, a oltre cinquant’anni dalla sua scomparsa, grazie a un centinaio di opere e documenti, è imprescindibile per comprendere il suo complesso percorso creativo.

Domenico Gnoli, Coat, 1968. Acrilico e sabbia su tela. Van Abbemuseum, Eindhoven © Domenico Gnoli, by SIAE 2021

Domenico Gnoli, Coat, 1968. Acrilico e sabbia su tela. Van Abbemuseum, Eindhoven © Domenico Gnoli, by SIAE 2021

L’ULTIMA MOSTRA PROGETTATA DA CELANT

Di fronte a ogni lavoro, sia quelli pittorici, collocati al pianterreno del Podium, sia quelli grafici, documentari, oggettuali esposti al primo piano, si apre un mondo in cui fantasia, visionarietà, racconto si presentano ai nostri occhi attraverso una perfezione tecnica per nulla stucchevole. La mostra, allestita dallo studio 2×4 di New York, è l’ultima pensata e studiata da Germano Celant, scomparso nel 2020.
Nel bel catalogo che accompagna la rassegna, costruito alla maniera celantiana della Precronistoria, con date e immagini, Salvatore Settis riporta nel suo saggio alcune parole dell’artista romano di origine umbra: “Io non ho fatto che trasportare tutto il mio stesso mondo di decoratore in un mondo di pittore, sfrondandolo dei fronzoli, dello stile antico e di ogni eleganza […]. Ho semplificato, ho abolito la ‘decorazione’, ho affidato alla materia dipinta il ruolo di trompe-l’oeil”.

Domenico Gnoli, Due dormienti, 1966. Acrilico e sabbia su tela. Collezione Privata © Domenico Gnoli, by SIAE 2021

Domenico Gnoli, Due dormienti, 1966. Acrilico e sabbia su tela. Collezione Privata © Domenico Gnoli, by SIAE 2021

LA PITTURA DI GNOLI

La sua è una pittura sabbiosa, in cui gli oggetti, i dettagli vengono amplificati. Gnoli, figlio di storici e critici d’arte, ha dato vita a un’arte narrativa. Non a caso sul suo lavoro, su alcuni oggetti da lui ritratti, ha scritto anche Italo Calvino: il bottone, la camicia da uomo, la scarpa da donna, il guanciale. I corpi sotto le lenzuola affiorano attraverso le decorazioni dei copriletto, il seno, il sedere prosperoso segnano i vestiti fiorati delle donne, come se ci trovassimo di fronte a delle dee della fertilità. Tutto è ampliato: i nodi delle cravatte, le tasche delle giacche, i colli delle camicie da uomo, da donna.

LA MOSTRA A MILANO

Per ogni gruppo di opere degli Anni Sessanta, disposte in maniera semplice alle pareti, quasi fossimo tornati indietro di mezzo secolo, ne è proposta una di qualche anno precedente, così da ricreare delle storie cronologiche. Al piano superiore si racconta la sua attività di scenografo, di cartellonista, di disegnatore, creatore, fra le altre cose, di un bestiario fantastico, che rimanda a certe follie medievali.
La mostra, che presenta opere provenienti da numerose collezioni straniere, è un’occasione unica di incontro con la ricerca di un artista internazionale già in vita, come pochi sono stati in Italia. Quella di Gnoli è stata una figura sfaccettata capace di operare in vari ambiti, con vari linguaggi, nella cui opera tempo e spazio sono sospesi in una dimensione che potremmo definire oltremondana.

Angela Madesani

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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